Caro Silvio… | di Rodolfo Pierri

Caro Silvio (o zio Silvio, Dottore, Presidente, Direttore, don Silvio, come ognuno ti chiamava), 
penso di interpretare il sentimento di tutti coloro che ti hanno voluto bene se dico che con te se ne va un pezzo, importante, di noi stessi, un punto di riferimento vero per chiunque (familiare, collega, collaboratore, amico, semplice conoscente), sempre presente e disponibile in qualsiasi momento e per qualunque aspetto della vita, dal più serio e difficile a quello meno rilevante, con interessi culturali e passioni che spaziavano dall’economia alla storia, dalle tradizioni delle nostre terre alla conoscenza di usi e costumi di altri popoli come curioso esploratore di mondi, senza tralasciare lo svago e il divertimento.
Non voglio parlare, in un momento così triste e doloroso, delle tue competenze e dei tuoi successi professionali: di questi bastano i riconoscimenti, molti anche ufficiali e di insuperabile prestigio, che hai ricevuto e la testimonianza della stima unanime che ti è stata e ti sarà sempre manifestata, anche da parte di chi può essere stato su posizioni diverse dalle tue.
Io penso – e ritengo di poter parlare sempre a nome di tutti coloro che ti hanno voluto bene – che, tra i tuoi tanti pregi, soprattutto due hanno caratterizzato la tua operosa vita: l’intelligenza e l’umanità.
Hai affrontato i vari momenti del tuo agire terreno con grande acume, “prudente” prontezza, intraprendenza, correttezza e onestà, manifestate sempre con estrema naturalezza e particolare profondità, producendo idee senza sosta con lo sguardo rivolto in avanti e dimostrando di vedere sempre “oltre” quello che a tanti appariva indiscutibile.
Ma a questi pregi hai unito una virtù, che molti dicono o pensano di praticare, ma che in realtà pochi effettivamente osservano, e cioè il grande rispetto per le persone, tutte, senza alcuna distinzione, senza preferenze, mostrando sempre un’attenzione speciale per tutti, e prima di ogni altra per le persone meno fortunate; l’hai fatto sino all’ultimo, anche nelle scorse settimane, nonostante la salute ormai indebolita, quando hai voluto, attraverso segni tangibili, aiutare a contrastare i devastanti effetti sanitari della pandemia e, nel contempo, che fosse fornito sostegno soprattutto alle famiglie e ai soggetti più bisognosi.
Il nostro ordinamento conosce la categoria del “buon padre di famiglia”, del quale, però, non si incontrano molti esempi reali: se esistesse un registro o un albo d’oro di questa figura, tu vi saresti stato iscritto di diritto sin dalla tua giovane età.
Il modo migliore per ricambiare il tuo affetto sarà di imitarti o, almeno, sforzarsi di farlo con animo sincero.
Grazie degli insegnamenti che col tuo esempio ci hai dato.
Ti abbiamo voluto bene e te ne vorremo, per sempre.   

13 giugno 2020 – © Riproduzione riservata

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