Bruno: Francese inerte, patto in aula

Il segretario dem, alla guida dei consiglieri critici, attacca la sindaca

C’è Davide Bruno, il segretario del Pd, nella cabina di regia del question time per la città. Una mole corposa di mozioni e interrogazioni presentate insieme alla richiesta di convocazione d’un consiglio comunale ad hoc: sono gli atti che hanno segnato lo strappo definitivo tra la sindaca Cecilia Francese e il consigliere Roberto Cappuccio.
Le interrogazioni e le mozioni della discordia… «Non ci sono mozioni della discordia, ma c’è chi percepisce male contributi positivi accordati al governo della città. Affrontare la discussione in maniera scomposta non risolve nulla. È nell’idea di città che si offre che si danno risposte. Non farlo significa arrancare. E quest’iniziativa può far vedere le cose per quelle che sono».
Cioè? «L’emergenza c’è. C’è per la questione ambientale e per i rifiuti, per i disabili, la scuola, gli anziani e i giovani, per i contenziosi negli insediamenti produttivi e per tanto altro».
Le colpe sono del sindaco? «Non faccio le pagelle: i giudizi li daranno i cittadini. Però davanti a tutti i problemi che abbiamo, abbiamo avuto anche tante opportunità. Ed è questo l’aspetto più negativo: aver gettato una grande occasione per liberare la città, per ragionare sul futuro senza i legami del passato».
Cosa pensa della consulenza accordata a Fernando Zara? «Lui condivideva le perplessità sulla fragilità del quadro: le cose non possono cambiare per altri motivi. Le consulenze nella pubblica amministrazione e nelle partecipate vengono date giustificando il fabbisogno, in mancanza di risorse interne e con un avviso pubblico: non mi sembra sia questo il caso. Abbiamo chiesto che se ne discuta in consiglio».
Prima il Pd ci dialogava con la Francese… «Non è cambiato nulla, ma di fronte all’inerzia il nostro giudizio è severo. Abbiamo la laicità per andare oltre le appartenenze e per portare le nostre idee alla guida di uno schieramento più ampio. Possiamo essere determinanti, per la qualità delle persone e delle idee che abbiamo, per costruire un’alleanza per la città su 5 punti: imprese, ambiente, servizi, opere pubbliche e legalità».
Fin dall’aula consiliare? «In consiglio uniremo chi ha votato centrosinistra alle politiche e chi condivide la nostra azione, oltre gli steccati di partito. Lo stare insieme si stabilisce sulle cose da fare e non sulle antipatie: poi vedremo se si trasformerà in un’alleanza».
Cappuccio, Mirra, Sagarese: può essere un nuovo gruppo? «Non mi fermerei a questi nomi: ci sono anche altri consiglieri che hanno partecipato all’idea del question time e che hanno presentato mozioni, come Cappelli. Ci sarà un coordinamento nell’azione in consiglio. Ci saranno un patto di consultazione e un’iniziativa politica stabile. I ruoli e le scelte verranno da sé».
La Francese dura fino al 2021? «L’inerzia, l’incertezza e l’instabilità nuocciono al governo della città. Di certo alla durata vanno accompagnati la qualità dell’azione e i risultati».
Questa giunta sta facendo bene? «Non condivido l’azione e ci sono esempi evidenti. Ciò che ci divide non è la casacca, il colore, ma le occasioni perdute».
Cosa farebbe al posto del sindaco? «Bisogna riconoscere la crisi andando in consiglio e aprendo una fase nuova con un programma preciso di pochi punti, con obiettivi e tempi certi per raggiungerli».
Bruno ci andrebbe in giunta? «Non è una situazione realistica».

20 aprile 2018 – © riproduzione riservata
Facebooktwittermail