Il festival dei giornalisti


A Perugia la scorsa settimana si è svolto il
raduno degli operatori dell’informazione. Per NsB c’era Paolo Vacca

700 speaker da 50 paesi, oltre 2mila giornalisti accreditati, 200 volontari da 20 paesi. Sono questi i numeri impressionanti della dodicesima edizione dell’International Festival Journalism di Perugia, fondato da Arianna Ciccone, animatrice del noto blog Valigia Blu. L’evento si è svolo dall’11 al 15 aprile nel centro storico di Perugia, tra l’Hotel Brufani, sede centrale della kermesse, e piazza IV novembre, dove un corposo team, e tanta cioccolata, hanno accolto i partecipanti. Panel, talk, data journalism, documentari, film, presentazioni e tanto altro, per un totale di circa 300 eventi spalmati nei cinque giorni.
Nonostante quest’anno l’organizzazione abbia deciso di puntare su temi caldi come le migrazioni, i conflitti mondiali e la libertà di stampa, il Festival presenta davvero il giornalismo in tutte le sue sfaccettature. C’è spazio per qualsiasi cosa: dai corsi di aggiornamento riconosciuti dall’Ordine alle fake news, passando per il ruolo dei social, le previsioni sul futuro del giornalismo tra vent’anni, la disinformazione, il giornalismo investigativo, fino allo sport e ai movimenti femministi. Da tutto il mondo non solo gli spettatori, ma anche gli ospiti: c’è Corinne Vella, sorella di Daphne Galizia, la giornalista ammazzata da un’autobomba dopo aver rivelato coinvolgimenti di politici nei Panama papers. E c’è pure Mosul Eye, il blogger iracheno che, per due anni, nell’anonimato, ha mostrato al mondo intero le atrocità dell’Isis prima di rivelare la sua identità. Oltre all’immancabile Marco Travaglio (dodici presenze su altrettante manifestazioni), anche altri pezzi importanti del giornalismo italiano sono giunti al Festival: Marco Damilano, direttore de L’Espresso, Peter Gomez de Il Fatto Quotidiano, Corrado Formigli, Lirio Abbate, che da sette anni vive sotto scorta e tanti altri volti noti e meno noti.
Al Festival c’è voglia di imparare: dai più giovani, coinvolti nel progetto Giornalisti dell’erba, promosso dalle scuole superiori, ai più grandi, che continuano incessantemente ad aggiornarsi. Il Festival aiuta a capire che tipo di giornalista si vuol diventare, grazie anche ad una sostanziale assenza di autoreferenzialità e ad una buona dose di umiltà, che ti aiutano a tornare a casa consapevole dei tuoi mezzi e dei tuoi limiti. Una grande occasione di confronto per scoprire i diversi modi di raccontare. Perché in fondo il giornalista fa questo: racconta. E allora, cari giornalisti, fatelo: andate al Festival!

20 aprile 2018 – © riproduzione riservata
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