Bovi: «Sto con Etica»

Pino Bovi, primo eletto della maggioranza, resta accanto alla sua sindaca. Nelle ore più dure, commenta l’addio di Cappuccio, lancia un ultimatum a Forza Italia, preannuncia un’imminente rivisitazione della giunta e rassicura i cittadini insoddisfatti: «Giudicateci a cose fatte!».

Sagarese, Cappuccio: fuga da Etica?
«Sagarese non è del movimento, ma si candida con Etica. Viene eletto, ma non partecipa ad iniziative di maggioranza e si ritira sull’Aventino, in polemica con Bruno Di Cunzolo e Cecilia, senza voler ricucire quando il coordinatore lascia. Cappuccio, invece, era in maggioranza, ma ha sempre assunto posizioni senza discuterne con gli altri, parlandone solo col sindaco, in virtù d’un rapporto privilegiato; poi le posizioni vengono fuori e si rompe l’incantesimo…».

Quali posizioni?
«Sull’Asi ci ha portati in conflitto con il Consorzio; sul Puc la pensavamo diversamente. Suggerì a Cecilia d’affidare l’incarico sotto soglia all’urbanista Francesco Forte: la legge, però, non consente un simile ribasso. Io portai Francesco Moccia, docente della Federico II: proposi l’incarico per l’università. Una soluzione economica, tra enti pubblici: l’Ateneo a supporto dei tecnici comunali, che avrebbero firmato il Puc. Cecilia ha optato per il bando».

Poi i manifesti contro Cappuccio…
«A settembre 2017, lui ha lasciato un’Etica che, a suo dire, assumeva posizioni “populistiche”: il manifesto doveva partire allora, ma Cecilia frenò. Ora lo hanno fatto, ma non è offensivo; è una presa di distanze politica. Non c’è nessun obbligo formale di dimissioni, ma ognuno valuta da sé…».

Bovi cosa avrebbe fatto?
«Nel 2016 io sarei entrato in consiglio anche se Cecilia non avesse vinto al ballottaggio, ma non mi troverei mai nella posizione di Cappuccio: sono e resto un consigliere di Etica». 

In città c’è tanta insoddisfazione…
«Quel che si vede del lavoro di questa amministrazione è ancora poco. Confido in un buon resoconto, però: non lo vedremo tra 10 giorni, perché c’è ancora tanto in cantiere, e le cose possono andare in porto o no».

Perché è così difficile?
«Una parte di sconquasso viene dall’anomala partenza, e si vede pure nella scarsa chiarezza delle deleghe in giunta. E poi c’è un disastro ereditato dal passato: siamo partiti da meno di zero».

Questo lo sapevate quando vi siete candidati…
«Infatti non abbiamo mai detto che avremmo risolto tutto subito. Le condizioni attuali sono figlie di 22 anni e tanti commissari».

Poi si fanno i bilanci…
«La parte economica è un punto di forza: il disavanzo è vistosamente calato e la riscossione è aumentata dal 50 al 62%».

Sì, ma per farli passare ci si accorda sulle consulenze…
«Zara non è l’amministratore di Alba. Darà un contributo solo su studi di fattibilità per migliorare il funzionamento della partecipata».

Spiacevole affidare incarichi per avere i voti in aula?
«Certo, ma era l’unico modo. Ed era una proposta di Cappuccio: i pattisti, attraverso di lui, hanno perorato la causa Zara. E poi è un investimento sulla partecipata».

Il bilancio l’ha votato pure FI…
Va fatta chiarezza: oggi la maggioranza è fatta dagli 11 di sempre e dai 2 di Rivoluzione cristiana che, dopo aver firmato un documento vergognoso, hanno ritrattato sottoscrivendo una smentita. Lo facciano anche i forzisti: è il minimo per poter discutere. Rc lo ha fatto; FI, per ora, ha solo votato il bilancio».

C’è qualche deluso pure tra gli assessori e gli 11: perché nessuno molla?
«Sanno che ora sistemeremo giunta e maggioranza e ultimeremo le cose appese: ci credono».

Perché i consiglieri firmano poche proposte?
«Un po’ siamo inesperti. Poi ci sono proposte che non arrivano in consiglio, ma viaggiano tra maggioranza e giunta. E comunque i 5 di Con Cecilia hanno lavorato su temi significativi: il gruppo è sempre stato compatto a garanzia della maggioranza, senza voler visibilità. È stato davvero… con Cecilia».

Tra un anno s’immagina gli stessi assessori?
«No. Credo non lo pensino neppure loro. Quando la maggioranza lo vorrà, la giunta sarà rivisitata».

E Bovi sarà ancora con la Francese?
«Sì. In campagna elettorale, il mio slogan era “dare forza a Cecilia per cambiare Battipaglia”: l’idea resta quella. Ovviamente senza metter da parte analisi e critiche: non faccio l’allocco che alza il dito».

5 maggio 2018 – © riproduzione riservata
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