I Cinque passi di Giacomino | di Maurizio Petraglia
Non succede spesso, ma qualche volta le cose nella vita vanno come dovrebbero andare.
Piccole cose, come beccare il posto vuoto nel primo giro al parcheggio o la chiave giusta del cancello mentre piove, o più semplicemente trovare l’accappatoio con le maniche girate da un solo verso. Ogni tanto magari, ma succede.
Mentre ai mondiali di atletica di Helsinki, dell’ottantatré, le cose andarono decisamente storte e la vita di Achille cambiò per sempre.
Ernesto Giacomino ancora una volta ci incanta con il suo nuovo libro Cinque passi di rincorsa dove, per 140 pagine e tredici capitoli ci prende per mano portandoci in giro per delitti, misteri, segreti, viaggi, come solo lui sa fare. Tra ironia e saggezza, sarcasmo e poesia, leggerezza ed emozioni, ci inchioda alla lettura ammaliandoci pagina dopo pagina, senza mai essere banale o scontato.
Ernesto saltella, come una gazzella inquieta, tra disquisizioni linguistiche e accezioni dialettali, mantenendo intatta la squisitezza narrativa, calandoci volta per volta, in paesaggi, luoghi, fatti, personaggi, senza mai smarrire la sua, ormai riconosciuta, capacità descrittiva, unica e pungente, come poche altre. Ernesto Giacomino riesce, con un avvolgente gioco linguistico, a far innamorare (è un giallista cronico) chiunque della sua scrittura, anche per chi non ami il genere, e tiene così attento il lettore che alla fine non si riesce mai veramente a capire se si è letto un solo libro o dieci tutti assieme.
Per chi conosce la sua penna, ed io la conosco bene, questa non è una novità, anche se nonostante tanti anni di frequentazione e di parole, riesce ancora, ogni volta, a sorprendermi.
Ernesto è un talento puro, uno scrittore vero, ma questo glielo ripeto da anni, malgrado lui tenti ogni volta di sminuire la sua straordinaria dote, e svincolarsi da ogni sorta di riconoscimento. La sua modestia, a volte, è pari soltanto alla testardaggine che lo rende quello che è in realtà. Un uomo pieno di eccezioni, intuizioni, contraddizioni. Capace di parlarti di cultura con lo stesso entusiasmo con cui ti racconterebbe una partita del Napoli (guai a chi glielo tocca) e di sedersi rilassato nella più infima delle bettole come se fosse un prestigioso salotto letterario. Chi conosce la nostra amicizia sa quanto lo stimi, e quanto gli sia legato, ma quello che penso di lui prescinde dal trentennale legame affettivo. Sono convinto delle mie parole e vi posso garantire che sono solo la superficie di quello che realmente penso di lui. E mi piace pensare che questo quinto libro rappresenti, ancora una volta e qualora ce ne fosse ancora bisogno, la testimonianza della sua bravura e sancisca in maniera definitiva il suo assoluto talento. Cinque libri. Come i passi di rincorsa che ne caratterizzano il titolo. Cinque, come i sensi che dovrete usare per leggere questa storia.
18 gennaio 2019 – © Riproduzione riservata