Un’attesa premiata
Esattamente dieci anni fa, era il dicembre del 2008, abbiamo avuto il piacere di leggere e recensire il primo romanzo di Aldo Turtur: allora, con Equilibrio imperfetto, capolavoro di armonia e di levità, dalle pagine di Nero su Bianco salutammo la nascita di uno scrittore… oggi riconosciamo con emozione l’autore nelle pagine di Storia di Anno, la sua seconda fatica letteraria, e lo ritroviamo maturato e “sedimentato”, padre consapevole di un romanzo intimo e universale, complesso e scorrevole, profondo e leggero.
Presentata al teatro Bertoni il 18 dicembre scorso, la storia del piccolo Anno, orfano di un soldato tedesco scomparso alla fine della seconda guerra mondiale, è il delicato filo conduttore attorno al quale si snodano le vicende di diversi personaggi, che si muovono su due piani paralleli apparentemente autonomi. Una scelta narrativa complessa, rischiosa, ma proprio per questo condotta con una maestria e una naturalezza ammirabili che fanno dimenticare l’una storia mentre si è immersi nell’altra.
Da un lato Anno e il suo nonno adottivo Ferrante, uniti da un legame fortissimo, vividamente calati nella splendida natura marina di un borgo costiero del Mediterraneo; dall’altro la spedizione del professor Maertens e della sua collaboratrice Vicky nel deserto africano, altrettanto selvaggio e affascinante. Il legame fra le due storie sembra non esistere… e il lettore andando avanti se ne convince sempre di più, pur intuendo che un momento di contatto dovrà pur esserci; ma la trama è così avvincente e soprattutto ogni singolo personaggio così ben tratteggiato che il romanzo si legge tutto d’un fiato, correndo piacevolmente a precipizio verso il sorprendente finale.
Il secondo romanzo di Turtur emoziona e coinvolge per la passione espressa dai personaggi e dalle loro storie, tenute insieme da un’abile tessitura, e tiene avvinto il lettore fino all’ultima pagina come un romanzo giallo. La prosa è matura e piacevole e i protagonisti sono delineati in maniera vigorosa e con grande capacità di approfondimento psicologico; sono personaggi a tutto tondo, da quello principale fino all’ultimo comprimario (indimenticabili le pagine dedicate alla cagnetta Spilù), tutti vibranti di emozioni, ciascuno con dentro l’anima una ferita, una mancanza, un’avarizia della vita che lo rende unico e ne determina in parte le azioni e il destino. Impagabili le descrizioni dei paesaggi, sempre animati da una sorta di panteismo umanistico, e le pagine dedicate con naturalezza anche alle vicende più difficili e scabrose da raccontare. In Storia di Anno “respirano” Verga, Manzoni, Tolstoj, Leopardi, Erri De Luca. Ma, soprattutto, ritroviamo Aldo Turtur, il noto medico battipagliese prestato alla letteratura che ci auguriamo di poter leggere ancora e ancora.
Alessia Ingala
18 gennaio 2019 – © Riproduzione riservata