Voler bene a Battipaglia

Mi ritrovo nella pineta lungo la nostra litoranea: un luogo che se potesse urlare tutta la sua rabbia farebbe diventare piccolo anche il più grande tra gli uomini. Un luogo dove in un remoto passato le famiglie andavano per poter passare delle giornate fantastiche, all’ombra dei pini. I ricordi riaffiorano, ma fanno a botte con il presente, meglio metterli da parte per evitare che la nostalgia e la rabbia prendano il sopravvento. Uno dei tanti luoghi del cuore che a Battipaglia sono decaduti nel peggiore dei modi, per l’incuria e il disinteresse dei vari amministratori che si sono susseguiti.
Ebbene, mentre passeggio all’ombra dei pini, calpesto ogni genere di spazzatura. Vorrei fotografare qualcosa di bello: è tutto bello nonostante l’incuria, nonostante il degrado. Le foto sono bellissime, perché catturano un momento, un dettaglio, che però non racconta la verità. Una verità che potrebbe essere, se solo si volesse. Ad ogni passo, ad ogni scricchiolio mi viene in mente tutto ciò che quest’area potrebbe diventare. La destinazione finale di una passeggiata green, in cui potrebbero essere protagonisti i vari casali di cui la nostra terra è dotata. Casali fioriti tra il 1500 e il 1600 che trasudano storia e storie, di uomini e di donne che, con il loro sudore, hanno contribuito a quella Battipaglia insignita della Medaglia d’Argento al merito civile dal Presidente della Repubblica Ciampi, con la seguente motivazione: “Centro strategicamente importante del Mezzogiorno durante l’ultimo conflitto mondiale fu sottoposto a violentissimi bombardamenti alleati che procurarono 117 vittime civili, la quasi totale distruzione dell’abitato e delle infrastrutture e danni ingentissimi al patrimonio industriale. Luminoso esempio di spirito di sacrificio e di amor patrio”.
Penso alla masseria del Fosso, alla chiesa di Santa Lucia, alla masseria Farina dell’Aversana, al complesso la Morella, al complesso di Santa Lucia, alla torre Cacciottoli, al complesso di San Mattia, alla villa Budetta, a torre dei Raj, a villa D’Amore, e ai tanti altri gioielli inestimabili, preda di un progressivo e inesorabile degrado, che impedisce l’accesso alla maggioranza degli spazi interni. Un peccato. 
Chiudere gli occhi, immaginare un percorso in bicicletta per i turisti, con varie tappe per gustare le numerose prelibatezze locali, per poi finire nella pineta, pulita e dotata di servizi. Potergli offrire una giornata al mare nei vari lidi che, con instancabile dedizione, si occupano delle spiagge che altrimenti verrebbero vandalizzate. 
Chiudere gli occhi, pensando a ciò che potrebbe essere, riaprirli guardando la realtà: è terrificante. Mi chiedo di quanto ci sarebbe bisogno per fare questo? Sicuri che non si potrebbe cominciare con poche pretese per poi investire sull’idea migliorandola man mano? 
A queste domande desidererei una risposta. Penso a quanta ricchezza la natura ha regalato alla Piana del Sele, davvero non ci manca nulla, eppure manca tutto. Voler bene ad un posto significa averne cura, come si fa con le persone. E, allora, cominciamo a voler bene a questa città.

Francesca Galluccio

Foto di F. Galluccio
5 aprile 2019 – © Riproduzione riservata

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