Decreto flussi: cambia poco o niente

L’Italia riapre i suoi confini ai lavoratori stranieri extracomunitari? Non proprio. Grazie al decreto flussi, chi è in Italia senza un permesso di soggiorno potrà regolarizzarsi? Purtroppo no e diffidate di chi dice il contrario. Il Decreto flussi 2019, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 9 aprile, che autorizzerà 30.850 ingressi (quasi tutti destinati agli stagionali) e conversioni di permessi di soggiorno già rilasciati, ha riacceso le speranze di centinaia di migliaia di stranieri che sono in Italia senza un documento valido e che sperano di poter vivere e lavorare non più come fantasmi. 
Spiace dirlo, ma nulla cambierà per loro. Proviamo a spiegare perché. In anni ormai lontani, i decreti flussi potevano essere un’occasione per regolarizzarsi: bastava avere un lavoro e presentare una richiesta di assunzione. Se questa riusciva ad aggiudicarsi una quota, si tornava in patria, si prendeva un visto d’ingresso e si rientrava in Italia per firmare il contratto e chiedere il permesso di soggiorno. Da molti anni questa procedura non è più attiva in quanto i decreti flussi non hanno più autorizzato veri ingressi per lavorato subordinato, e questo 2019 non farà eccezione. Sono previste solo poche, pochissime eccezioni (per le quali sono aperte le domande dallo scorso 16 aprile): 100 lavoratori di origine italiana da Argentina, Uruguay Venezuela e Brasile, 500 lavoratori di Paesi extra UE che abbiano concluso progetti di formazione ed istruzione nei Paesi d’origine e 2.400 lavoratori autonomi con “progetti speciali” che prevedono, ad esempio, assunzioni e un investimento di almeno 500.000 euro. E i muratori, gli operai, le colf e le badanti? Per loro nessuna possibilità. Non possono entrare. 
I settori in cui è possibile l’instaurazione di rapporti di lavoro a carattere stagionale, sono solo il settore agricolo e quello turistico-alberghiero. Le domande potranno essere inviate dal prossimo 24 aprile e solo per quei lavoratori residenti in: Albania, Algeria, Bosnia- Herzegovina, Repubblica di Corea, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Ucraina. 
Alla luce di tutto ciò, conviene ripetere: questa non è una sanatoria. Chiunque dica diversamente, o è male informato o sa come stanno le cose, ma sta provando a ingannarvi, chiedendovi soldi in cambio di un aiuto che non vi può dare. Occhi aperti!

Eugenio Mastrovito

19 aprile 2019 – © Riproduzione riservata

Facebooktwittermail