Le piante amare

[di Simona Otranto, erborista]

Le piante che contengono principi amari vengono anche dette eupeptiche (da eu = bene e pepsis = digestione) perché promuovono la secrezione di succo gastrico e facilitano la digestione. Sono utili in caso di perdita dell’appetito, dispepsia e dolori gastrici causati da un’eccessiva permanenza di cibo nello stomaco. Le droghe amare, così chiamate per l’intenso e caratteristico sapore, sono infatti in grado di stimolare l’appetito e favorire la digestione. Contrariamente a quanto si può pensare vanno assunte, nelle varie forme, a stomaco vuoto al massimo 20-30 minuti prima del pasto. Questo è infatti il tempo dopo la somministrazione in cui sono in grado di sensibilizzare i recettori orali del gusto promuovendo la secrezione di saliva e non solo. Le droghe amare inducono, infatti,  anche la secrezione di gastrina, un ormone che stimola a sua volta la produzione di acido cloridrico nello stomaco con conseguente facilitazione della digestione.
Proprio perché si assumono prima dei pasti sono anche dette aperitive.
Negli anziani inappetenti sono utilissime per stimolare la fame! Per il contenuto di olio essenziale hanno inoltre azione antibatterica sulla flora intestinale, promuovono l’eliminazione dei gas e funzionando anche da carminative. 
Le piante amare vengono classificate come pure (ad esempio la genziana, la centaurea, il quassio), aromatiche (ad esempio artemisia, arancio amaro),  mucillaginose (lichene d’Islanda, colombo etc.), pungenti (zenzero) e contenenti alcaloidi (china). Queste ultime non vengono utilizzate come eupeptiche in quanto possono causare effetti collaterali.

Genziana maggiore
La genziana, Gentiana lutea L., ha come accennato proprietà  digestive, aperitive ma anche aromatiche, colagoghe, coleretiche e febbrifughe. Infatti le radici di questa pianta sotto forma di decotto, tintura idroalcolica o tintura vinosa sono utili per stimolare e bilanciare la secrezione dei succhi gastrici e biliari e per migliorare l’assimilazione del cibo, la ripresa di convalescenti e  soggetti deboli e anemici. In passato veniva utilizzata anche come febbrifugo molto efficace nell’abbassare le febbri malariche o intermittenti (oggi sappiamo per la presenza di un principio attivo chiamato genziopicroside), rimedio oggi superato.
Tradizionalmente, a scopo eupeptico e aperitivo, si prepara una tintura vinosa. 
Riportiamo la ricetta: 30 g di radici  in un litro di vino a buona gradazione alcolica. Lasciare a macero per otto giorni. Filtrare e berne un bicchierino (30-40 ml) prima dei pasti. 
Per uso cosmetico un decotto concentrato, oppure la tintura idroalcolica diluita in quattro parti di acqua, applicate sul viso mediante delle compresse di garza, sono utili per normalizzare le pelli grasse.

Centaurea minore
La centaurea, Centaurium erythraea Rafn., è molto utilizzata nell’industria dei liquori e delle bevande aperitive e digestive. Non tutti sanno che è la componente aromatica fondamentale del vermouth! Come la genziana anch’essa vanta attività febbrifuga e la tradizione popolare le attribuisce anche proprietà depurative utili nell’itterizia, nell’artrite e nell’uricemia. Con 40 grammi di droga per litro di vino, a macero per cinque giorni, si può preparare una tintura vinosa (come sopra descritto per la genziana) da bere in piccole quantità prima dei pasti. Un infuso di centaurea è un ottimo dopo shampoo utile per purificare il cuoio capelluto e mantenere i riflessi biondi dei capelli chiari.

11 ottobre 2019 – © Riproduzione riservata

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