Rifiuti e società

[di Daiberto Petrone]

Come mai, viene da pensare, la nazione che vanta la più diffusa legislazione del mondo, che regolamenta tutto, dal grado di acidità dell’olio di oliva al contenuto in grassi di ogni singola mozzarella, non riesce ad arginare i gravissimi problemi legati alla conservazione dell’ambiente, tra cui quelli della corretta gestione dei rifiuti.
Il problema della “monnezza” o della “munnezza” attraversa trasversalmente – anche dal punto di vista politico – innumerevoli realtà del nostro Paese, accomunando democraticamente grandi città, piccoli centri ed ampie zone di interesse paesaggistico ed archeologico.
Il nostro paese, anzi per non offendere nessuno, la “Città di Battipaglia” non è da meno; c’è da dire che è in buona compagnia con tante realtà nazionali, anche se nella Piana del Sele non mancano esempi virtuosi prossimi al nostro territorio comunale.
Se è vero che le maggiori criticità sono state riscontrate nel nostro territorio, evidentemente non tutto, per lungo tempo, è andato come avrebbe dovuto, nonostante mobilitazioni, proteste, comitati, conferenze e passerelle varie.
Non so quali informazioni abbiano gli altri, io leggo qualche quotidiano e qualche settimanale, non seguo la rete, che non amo, preferisco essere disinformato piuttosto che essere trascinato – accanto a qualche rara pillola di saggezza – in una congerie di punti di vista, di luoghi comuni, di ovvietà e, spesso di volgarità.
Quello che non riesco a capire, però, è che, nonostante le passate esperienze, anche ora sono state messe in campo le stesse liturgie che non hanno mai dato risultati concludenti.
Allora è forse il caso di interrogarsi e, piuttosto, che ripetere inutili litanie, chiedere a gran voce di indagare sulle reali cause di tale disastro e non accontentarsi delle verità precostituite che continuano a propinarci.
Aveva ragione Honorè de Balzac, allorquando affermava che vi sono sempre due verità, una corrente, l’altra inconfessabile. In costanza di fenomeni ben strutturati è forse il caso di occuparsi della seconda e, cioè, degli aspetti patologici della gestione dei rifiuti.
È difficile pensare ad una rimozione degli effetti di tale complesso  sistema attraverso le tradizionali forme di lotta. Occorre indagare nell’area grigia dei rapporti tra organizzazioni criminali, politica, imprese e funzione pubblica ed inquadrare il fenomeno nel più generale decadimento degli apparati statali e nella  degenerazione oligarchica delle democrazie.
Di recente, tra i tanti, è stato pubblicato un interessante saggio di Rocco Sciarrone e Luca Storti “Le mafie nell’economia legale”.
Forse anche per la tutela dell’ambiente, come in tutti gli aspetti della vita sociale, oltre alla giusta mobilitazione dei cittadini, occorre semplicemente tornare alla “politica”, ai cui rappresentanti è demandato il servizio a favore delle comunità che hanno loro conferito il mandato e pretendere dalle istituzioni che si faccia chiarezza sulle verità inconfessabili.

11 ottobre 2019 – © Riproduzione riservata

Facebooktwittermail