Disagevolazioni

[di Ernesto Giacomino]

Non so se la notizia ha avuto sufficiente risalto, ma dalla primavera di quest’anno il Comune di Battipaglia è ufficialmente Ente accreditato Invitalia per l’assistenza e la consulenza nell’inoltro di pratiche relative alla misura “Resto al Sud”. Si tratta, detto in spiccioli, di un aiuto diretto all’avvio di nuove imprese nelle regioni meno sviluppate, con la concessione d’un contributo a fondo perduto pari al 35% dell’investimento ammesso, e il restante 65% finanziato con un mutuo, per dirla alla Totò, “a babbo morto”, e tasso d’interesse di poco oltre il regalo. Tetto massimo: agevolazione complessiva di cinquantamila euro per socio, fino a concorrenza di duecentomila euro totali (quindi fermate il notaio, nessuna S.r.l. modello “class action” con settantamila soci e oggetto sociale “guarnitura di babà per ritinteggiare il rosso del conto corrente”).
E ok, fin qui ci siamo. Lo sportello comunale in sostanza vi consiglia e indirizza, vi assiste nella compilazione, vi spiega in dettaglio gli allegati e le beghe informatiche per l’inoltro; e magari, secondo me, bene farebbe se tra le righe si facesse scappare pure un “lascia perdere” per piani d’investimento particolarmente originali come ficcare l’ennesima pizzeria tra altre due pizzerie o aprire una scuola di windsurf sul Tusciano. Ma questa è un’altra storia: il vero punto è che in realtà, lodevole l’iniziativa, encomiabile l’impegno, ma per come stanno le cose oggi l’assistenza da sola non basta. Inviare una domanda ineccepibile sotto l’aspetto formale, riguardante un’idea imprenditoriale che sulla carta pare assolutamente valida e funzionante, non dà comunque alcun indizio sul se quella domanda verrà accolta e i fondi erogati. A fronte del carteggio più preciso e completo c’è una valutazione assolutamente discrezionale, per la quale, senza addurre alcun’altra argomentazione, l’istituto concedente può negare l’agevolazione eccependo roba come l’inattendibilità dei bilanci previsionali (perché è chiaro che questi hanno la macchina del tempo e possono verificare se davvero poi è andata come hai detto) oppure che i proponenti non conoscono il mercato di riferimento perché in soli duemila caratteri non hanno potuto elencare tutti i potenziali concorrenti diretti, indiretti, affini e derivati, né scrivere per ognuno di essi una descrizione di massima, dimensionamento, punti di forza, debolezza, temibilità, elementi di differenziazione. Superficiali, proprio.
Ecco, se proprio proprio, a quel nostro sportello comunale diamogli più poteri d’interfaccia “nel merito”, con chi quei soldini ha il potere di elargirli o negarli. Diamogli facoltà di chiedere il dettaglio preciso, messo in numeri e in termini tecnici, del perché un fatturato stimato possa essere considerato “non sostenibile”, nonostante all’interno della domanda sia perfettamente spiegato il ragionamento che porta a quelle cifre. Obblighiamo i valutatori a venire presso quello stesso sportello comunale, in un faccia a faccia coi proponenti, e mostrare come lo conoscono loro, il mercato di riferimento.
Insomma, la collaborazione che ci piace: enti a braccetto che si sforzano per allocare le risorse dove più meritano di stare. Perché – ma saranno le malelingue – si sussurra che non vada sempre così.

25 ottobre 2019 – © Riproduzione riservata

Facebooktwittermail