Alla mia mamma Maria Pia Cucino
(per i suoi 40 anni di attività)
[di Simona Otranto, erborista]
Era il 2 gennaio del 1980, quarant’anni fa, quando la mia mamma Maria Pia, 29 anni, aprì la sua erboristeria nell’allora piazza della Repubblica 23. Un negozietto piccolo e grazioso.
Una scrivania e tre grandi banchi verde bottiglia. Una cassettiera, due sedie, tre scaffali e un piccolissimo retrobottega nascosto da una tenda di canapa, rigorosamente verde, omaggio del signor Veneruso, tappezziere, che la confezionò senza chiederle nemmeno una lira in cambio. C’erano anche due vetrinette sì. O forse quelle non c’erano ancora. Non lo so. Non esiste una foto di quel giorno. Non c’era l’abitudine di scattare fotografie. Ma cosa importa? Il più grande fotografo è il cuore. Archivia milioni di immagini. Le filtra a modo suo. Io vedo tutto di quel giorno. Lo vedo anche se non esistevo. Vedo la mia mamma alta, emozionata, sorridente e bella con zia Valeria (bella anche lei). Poi vedo nonna Aida. Lei la vedo con l’uncinetto in mano, anche in quella circostanza. Il mio papà ha la sigaretta in bocca e nonno Matteo la coppola in testa e tre ippocastani in tasca. E il distributore di benzina a Piazza Conforti? Sì che lo vedo! Proprio lì, dietro i bagni pubblici. Vedo anche la Singer e il taxi parcheggiato di fronte, sotto i platani. Vedo la luce fioca dei due enormi lampioni e l’insegna a caratteri antichi e gialli.
Ne ha fatta di strada da allora la mia mamma!
Non è stato semplice i primi anni. Ci sono stati giorni in cui in quel negozietto non entrava nessuno. Era sola. Ma lei non si è mai persa d’animo, si è fatta sempre coraggio. Si è rimboccata le maniche ed è andata diritta per la sua strada, con amore, passione, forza, pazienza, determinazione, coraggio. Ha sempre sorriso, anche alle avversità.
Oggi quella bottega non c’è più. L’attività è cresciuta ed è stata trasferita definitivamente in via Mazzini 51, in un locale più grande, moderno e confortevole.
La mia mamma non è più da sola. Ci sono io che l’aiuto. Anche se non è semplice convivere e confrontarsi con una personalità forte come la sua; siamo accomunate, sorrette e spinte dallo stesso amore per le piante e per la natura. Mi sono spesso chiesta se stessi facendo la cosa giusta. La risposta l’ho avuta un pomeriggio di qualche anno fa: ero alle prese con la ristrutturazione del negozio e da uno scatolone, nascosti in un angolino, sono sbucati fuori, dopo anni di oblio, tre ippocastani. Erano quei tre ippocastani che nonno Matteo aveva in tasca quel 2 gennaio del 1980 e che (non l’ho detto prima!) aveva regalato alla mia mamma come porta fortuna.
Ecco, dopo tanti anni, quei tre ippocastani li ha fatti ritrovare a me, in un momento di forte tentennamento. Me li ha donati in segno di buona fortuna.
É stato quello il preciso istante in cui ho capito che sì, era proprio la strada giusta!
11 gennaio 2020 – © Riproduzione riservata