Pensieri sparsi in una notte di mezza pandemia | di Fernando De Vita

Dalla finestra non si vede luce. Saranno le quattro, spero, invece no, guardo la radiosveglia e sono appena le due e non si dorme. Sarà colpa dei peperoni mangiati a cena? Ma no, li ho mangiati tre sere fa e non erano ad effetto ritardante. È proprio che non riesco a dormire, come ai vecchi tempi, ante emergenza. Tanto vale alzarsi e fare qualcosa. Si ma cosa? Potrei preparare già la colazione ma è troppo presto. Il pranzo? Non ne parliamo. Potrei guardare la TV, ma un senso di nausea, come se fossi in overdose, mi assale. Meglio di no. Preferisco il terrazzino. Il silenzio assordante di questa notte, proveniente dalla città, mi impone di pensare in silenzio, senza commenti e grugniti vari che potrebbero sopraggiungere e dare segni di vita dal mio balcone. Chissà quanti, come me, liberi insonni cronici, sono nascosti dietro una tenda parasole e riflettono. O forse no. Mi illudo di avere l’esclusiva dell’insonnia. Non mi sono ancora adattato a questo nuovo ciclo biologico, ma tant’è.
Il clima permette di stare fuori al balcone. Un sigaro per compagnia ed è lì che partono i pensieri. Tante domande da porsi per sopravvivere e con cui convivere, per restare sani mentalmente fino alla fine e che mi accompagnano poi, per tutta la giornata. Perché il pipistrello e non un unicorno cavalcato da un elfo ha diffuso il virus? E se fosse stato creato in laboratorio, non sarebbe stato meglio diffonderlo negli Spritz? Il paziente Zero avrà ritrovato la sua vera identità o rimane solo un numero? Come farò senza calcio e soprattutto, se chiudono pure i tabaccai, troverò un pusher per i miei sigari?
Secondo me Trump e Johnson sono separati alla nascita sia per i capelli e sia per la demenza politica; quale sarà il vincolo genetico? Riuscirà De Luca a fermare tutti, anche la perturbazione che viene da nord-est con forte vento di tramontana e grecale? Quelli che scrivono “c’è la faremo” perché non mettono il punto interrogativo? Già, i social. Una piazza dove tutti parlano, purtroppo. Dove ognuno di noi diventa tuttologo, virologo, analista, cuoco, meccanico, fisico nucleare etc. Dove trovano ristoro molti nostri dubbi e anche amplificazione le nostre manie, fobie, paure. La notte ha il suo profumo e puoi cascarci dentro. Ah, già detto dal buon Lucio qualche decennio fa, ma è così. Cascare nella notte significa dimenticare tutto, e ricordarsi di tutto. Vedi e assapori la realtà sotto un’ottica diversa, con lo spirito di un navigatore solitario. Sei solo tu a pensarla così. Sei solo ad affrontare lo stato di emergenza e vorresti che tutto si risolvesse al mattino, con un comunicato ufficiale di poche parole: “C’è l’abbiamo fatta”. Serve essere positivi. No non dovevo dire questo. Serve essere ottimisti allontanando brutti pensieri, soprattutto se accompagni il tutto con la musica nella giusta dose, semmai con cuffiette. Meno male che hanno rinviato le Olimpiadi al 2021, almeno tutti coloro che si sono lamentati del divieto fare jogging avranno modo di recuperare. Ma poi, che si corrono? Vabbè, faccio un giro sui social, tanto per muovermi e commuovermi un poco. Siamo diventati tutti patrioti, cuochi, integerrimi seguaci e osservanti delle leggi, etc. Che brutta gente che siamo, ma tant’è il risultato di questa pandemia. Riusciremo alla fine di tutto ciò ad essere migliori, a percepire la “livella” che incombe su di noi? Fate i bravi. Facciamo i bravi. Non ci resta altro. Ognuno di noi è uguale all’altro, uno vale uno, non ostinatevi a voler dimostrare di essere più forti. Non serve.

23 aprile 2020 – © Riproduzione riservata

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