Distanti ma vicinissimi

[di Iole Palumbo]

Anche a Battipaglia scuole chiuse da due mesi, ma solo fisicamente. Infatti, se i ragazzi non possono entrare nelle loro aule, è la scuola a bussare alle loro porte. Tutti gli Istituti comprensivi del territorio, immediatamente dopo il blocco delle lezioni a causa dell’emergenza coronavirus, si sono attrezzati per portare le lezioni sul web, così come prescritto dal Ministero.
E se le modalità di offerta, i tempi di realizzazione e le piattaforme web scelte, variano da scuola a scuola, il fattore che accomuna tutti è stata la volontà di non lasciare soli i ragazzi in un momento così delicato. Nonostante le difficoltà di dotazione dei dispositivi elettronici per tutti gli alunni e di formazione specifica per la classe docente, la didattica a distanza è partita in tempi molto brevi, andandosi a perfezionare nel corso dei giorni. Ad oggi si può affermare che tutti i battipagliesi in età di scuola dell’obbligo hanno un contatto quotidiano con i loro professori, li vedono in videoconferenza e sono seguiti nelle consegne a casa. 
La criticità maggiore è stata mettere tutti in condizione di partire. «Le procedure per attivare le piattaforme si sono rivelate farraginose, il Ministero e il Garante per la privacy sono intervenuti più volte per dare indicazioni, ma la nostra soddisfazione si misura nella partecipazione assidua di oltre il 90% degli allievi – ha commentato il dirigente dell’Istituto Fiorentino, Dario Palo – Molte famiglie non avevano la strumentazione necessaria, né le competenze informatiche. Lo sforzo iniziale quindi è stato di raggiungere tutti gli scolari e dotarli di un dispositivo che consentisse di operare a distanza. Le scuole hanno fatto una mappatura capillare dei casi bisognosi fornendo loro le attrezzature». 
All’Istituto Penna l’ultimo bando di assegnazione è stato chiuso la settimana scorsa: «Il nostro intento è stato quello di non interrompere mai le relazioni con gli studenti in un contesto particolarmente disomogeneo e vasto, che va dal quartiere Taverna, fino alla Spineta e alla Litoranea. Tutti i docenti infatti si sono messi in gioco, attivando modalità di lezione asincrona e sincrona fin da subito», afferma il dirigente Mariarosaria Ippolito.
Determinante è stata anche la questione sicurezza. «Fin da subito ci siamo impegnati per attivare account protetti, con i quali i ragazzi potessero lavorare senza pericolo di utilizzo improprio dei contenuti e delle immagini delle lezioni. Questo ha significato un grande sforzo per la segreteria e il personale impegnato», ha affermato la dirigente dell’I.C. Salvemini, Annamaria Leone.
Alla scuola Gatto, le videolezioni sono partite immediatamente per oltre 1500 alunni e particolare attenzione è stata dedicata alla formazione dei docenti. «L’obiettivo è stato quello di non perdere attrattività. Abbiamo proposto agli alunni nuove applicazioni che rendono la didattica più accattivante e sviluppano conoscenze e competenze, con risultati molto positivi. Con cura abbiamo cercato anche di colmare il vuoto lasciato nelle relazioni umane. Non è raro che i ragazzi si commuovano a ritrovarsi insieme virtualmente», ha raccontato la docente Stefania Alfinito, animatrice digitale dell’istituto.
Tutti ammettono che il carico di responsabilità caduto sulle famiglie è stato elevato. A loro è stato chiesto, sia nella fase di avvio che in quella di rodaggio, un supporto e una collaborazione che di solito era svolto in toto dalla scuola. Inevitabilmente la partecipazione dei genitori ha evidenziato anche una disparità nei risultati raggiunti dai ragazzi. «Stiamo lavorando molto sull’autonomia degli alunni, con risultati più che soddisfacenti – ha chiarito Giuseppina Letteriello, docente della scuola secondaria Marconi – Gli alunni hanno risposto positivamente alle nostre sollecitazioni per la realizzazione di lavori multimediali. Stanno producendo elaborati davvero lodevoli che la scuola ha scelto di mettere in risalto dedicando  ad essi uno spazio sul sito istituzionale. È un’esperienza che ci è servita per riflettere e cambiare il nostro modo di fare scuola, ha costretto tutti gli attori a mettersi in gioco e a cambiare la didattica per sempre. Questo è quello che deve rimanerci quando torneremo nelle aule», ha concluso la professoressa.

16 maggio 2020 – © Riproduzione riservata

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