Il terremoto interiore

[di Anna Cappuccio, psicologo clinico, psicoterapeuta]

Può accadere che il mondo smetta di essere un luogo accogliente e si rivolti contro di noi, può accadere che non offra più protezione, ma che nasconda pericoli da cui è necessario difendersi. Le catastrofi, sia naturali che determinate dall’uomo, hanno un fortissimo impatto psicologico che è legato non solo alla gravità dell’evento e alla profondità della minaccia, ma anche alla imprevedibilità. Dopo l’iniziale sbigottimento, infatti, la sensazione predominante è quella di una paura acuta, paralizzante, invasiva di fronte a un pericolo che non si è preannunciato, ma che in un attimo è riuscito a spazzare via tutto ciò che è stato costruito in una vita. Proprio perché improvviso e inaspettato, proprio perché può verificarsi di nuovo e in qualsiasi momento, si alimenta un’attesa perenne carica di tensione e ansia. Si vive, quindi, nell’impossibilità di rilassarsi e di pensare ad altro. Questo stato d’animo crea una sorta di frattura tra la vita di prima e la vita attuale, in un tempo sentito sospeso, statico, immobile e, quando la perdita coinvolge anche gli affetti più cari, questa frattura diventa carica di un dolore sordo, annientante e di una rabbia profonda. In questi casi diventa difficile superare l’evento traumatico, vederlo come qualcosa da poter inserire nell’ordine naturale delle cose e si struttura quello che è chiamato disturbo post traumatico da stress. È un terremoto interiore fatto di confusione e disorientamento, si oscilla tra il ricordo ripetuto e intrusivo dell’evento doloroso e il tentativo di allontanarlo dalla mente evitando tutto quello che, direttamente o simbolicamente, sia collegato all’evento traumatico. Tensione generalizzata e irritabilità si alternano a sentimenti di profondo abbattimento e depressione. In particolar modo si sente di vivere in una sorta di bolla che separa dal tempo e dallo scorrere ordinario della vita, una bolla che dà la sensazione di proteggere dal dolore e dalla paura, ma avvolge come una cappa soffocante che toglie ogni orizzonte di progettualità futura. Dopo un evento catastrofico è necessario intervenire con un sostegno emotivo alle persone, ma anche con iniziative di supporto psicosociale alla comunità colpita, riconoscendo il dolore e la sofferenza provati individualmente e come intero gruppo sociale. È molto importante stimolare il senso di appartenenza e la sensazione che, pur essendo stati vittima di un evento disastroso, si può non essere completamente impotenti e contribuire insieme alla rinascita di quello che è andato distrutto. Questo atteggiamento aiuta a sentire meno la sofferenza interiore che andrà comunque affrontata attraverso un percorso di supporto individuale. Tale supporto non cancella le ferite e il dolore per la perdita delle persone care, ma può aiutare a trovare una strada nuova che possa essere percorsa nonostante le ferite, una strada dove quel dolore possa sciogliersi e colorarsi di un nuovo progetto di vita.

21 novembre 2020 – © Riproduzione riservata

Facebooktwittermail