L’amico ritrovato

[di Francesco Bonito]

Oggi è il 27 gennaio, questo spiega la scelta del titolo. 
Due giorni fa, mentre ero in redazione, ho ricevuto una telefonata inaspettata, per me una piacevole sorpresa. Era Michele (nome di fantasia), un compagno di scuola che non sentivo da tantissimi anni e che, dopo gli affettuosi convenevoli e un goliardico amarcord, è rapidamente venuto al dunque. Mi chiedeva di “dargli una mano” in vista delle prossime elezioni amministrative, essendo lui in predicato di candidarsi. Il succo della richiesta era: visto che io dirigevo un giornale locale, se potevo “evidenziare” agli occhi dell’opinione pubblica la sua lista elettorale. Sorpreso, ma solo fino a un certo punto, dalla sua ingenua ma cortese istanza, prima di motivargli l’inevitabile diniego, ho cercato di saperne di più del suo schieramento “politico”. Alle mie domande l’amico ritrovato rispondeva con candore che lui e i suoi compagni di ventura non avevano ancora scelto il candidato sindaco da sostenere, stavano valutando chi avrebbe avuto maggiori possibilità di arrivare almeno al ballottaggio. Volendo sintetizzare un discorso più lungo, Michele mi ha detto che si erano visti, erano una ventina, volevano fare una lista, e poi… con calma avrebbero deciso il candidato sindaco da appoggiare, perché “non volevano perdere”. Come dire: non sappiamo chi siamo, né cosa vogliamo, né dove andiamo, ma vogliamo andare con chi vince.
Torniamo a oggi. Ho pensato di raccontare questa telefonata perché mi aiuta a fare una riflessione e a chiarire un principio. La riflessione amara è che atteggiamenti come quelli di Michele sono sempre più diffusi, anche tra i giovani. Capita sovente di sentire persone che si candidano consiglieri comunali senza essere in grado di spiegare le motivazioni e le finalità del loro – permettetemi un pizzico d’ironia – insano gesto. Qui non si discute di competenze o di doti morali, siamo un passo prima di queste valutazioni. Parliamo delle motivazioni che spingono a proporsi ai cittadini per ricevere una delega ad amministrare la città. Questa inconsapevolezza, talvolta accompagnata da una evidente inadeguatezza, lascia sgomenti. Sempre più spesso chi vuole candidarsi si limita ad “annusare il vento”, al fine di pronosticare il risultato elettorale, in modo da salire sul carro del vincitore prima ancora che si disputi la competizione. Si sceglie il cavallo vincente e si comincia a correre per prendere tanti voti; non si conosce né la destinazione né la strada da percorrere per raggiungerla.
La telefonata di Michele è il pretesto anche per ribadire il modus operandi del nostro giornale. Impegnati a perseguire indipendenza ed equidistanza, cerchiamo di tenere distinte le notizie relative alla politica battipagliese, riportate con “umana imparzialità”, dai contenuti propagandistici e di campagna elettorale. I secondi vengono presentati ai lettori sempre accompagnati da una didascalia che indica che si tratta di “spazi autogestiti” o di “messaggi elettorali”, e vengono impaginati con un layout grafico differente dal resto del giornale. Questo non per prendere le distanze dal loro contenuto, ma per ricordare che si tratta di parole e pensieri di una parte e non super partes.

30 gennaio 2021 – Riproduzione riservata

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