Quel giorno al Dopolavoro…
[di Francesco Bonito]
Verrà demolito, al suo posto un palazzo: una didascalia adatta a tanti scorci battipagliesi. Questa volta è riferita al Dopolavoro ferroviario, il DLF, come riporta la vecchia insegna al suo ingresso. Fu un luogo pieno di vita da metà degli anni Settanta fino a una quindicina d’anni fa. Battipaglia non ce l’ha fatta neanche stavolta, non è riuscita salvare uno dei pochi spazi di aggregazione, frequentato da persone di tutte le età che giocavano a basket, tennis, calcetto, biliardo, tresette, briscola, o andavano lì solo per trascorrere pomeriggi spensierati all’aria aperta. Ne abbiamo parlato già nel 2018 (Nero su Bianco 306 e 307), denunciando lo stato di abbandono in cui versava; oggi non vogliamo commentare la notizia, né additare i presunti “complici” di questa dolorosa cancellazione. Vogliamo solo dedicargli un affettuoso tributo a nome dei tanti che nel DLF trovarono spazio per crescere, divertirsi, emozionarsi.
Prima di scrivere ho idealmente riavvolto la pellicola sulla quale sono impressi i ricordi, scegliendo i fotogrammi migliori per ripercorrere la lunga storia del DLF. Il primo ricordo è proprio legato a una pellicola, quella di un filmino.
Quel giorno al Dopolavoro… il sole picchiava e il campo (allora scoperto) rimandava una luce abbacinante. Era l’estate del 1975 e attraverso l’obiettivo di una cinepresa 8mm vedevo le azioni di una partita di basket. I cestisti avevano tutti meno di vent’anni: era il gruppo “storico” delle giovanili della Polisportiva, allievi, cadetti e qualche juniores… tutti impegnati in un torneo amichevole (ma neanche troppo!) che segnò quello spensierato mese di luglio. Conservo gelosamente quel filmino, girato da un bambino che vedeva già grandi quegli adolescenti.
Quel giorno al Dopolavoro… sognavamo di diventare Panatta o Vilas, ma durante la finale del torneo di tennis l’unico pensiero, quando eri nella parte di campo opposta alla ferrovia, era tirare la pallina il più vicino possibile alla linea di fondo che era tracciata a non più di dieci centimetri dalla recinzione metallica. Il “centrale” del DLF era fatto così, ma a noi ragazzini piaceva tanto lo stesso.
Quel giorno al Dopolavoro… sui due gradoni della “tribuna” c’erano tutte le persone che potevano starci, e anche di più. Battipaglia vs Napoli Basket, playoff per il passaggio alla fase interregionale del campionato cadetti. Questa volta ero sul “parquet” (in realtà mattonelle color cemento), ma la partita durò poco, perché interrotta durante il primo tempo da una scellerata invasione di campo. Partita persa a tavolino e il campo del DLF squalificato per diverse settimane.
Quel giorno al Dopolavoro… si disputava il Mundialito e noi eravamo il River Plate. Nel campo di basket si giocava a calcetto e c’era posto per tutti, anche per i calciatori più scarsi del mondo (ero in questo gruppo, insieme ad altri cestisti senza vergogna prestati al calcio), ma si correva a mille e ci si divertiva all’infinito. Tra gli altri, Umberto Chiariello, allora portiere funambolo, oggi noto anchorman di Canale 21. Era il 1983, un anno indimenticabile, come la canzone di Lucio Dalla.
Quel giorno al Dopolavoro… era domenica. Una delle tante nelle quali la Corvino Sport faceva vedere ai battipagliesi il basket in carrozzina. Tante emozionanti vittorie e le anguste gradinate del DLF sempre piene, per due stagioni, prima di passare al parquet del Palazzetto Zauli, anche quello sempre gremito. Nel DLF nacque la squadra che dopo un decennio portò Battipaglia ai vertici del wheelchair basket in Italia e in Europa, conquistando una coppa Europa, una coppa Italia e disputando due finali scudetto. Ma quelli erano gli anni Novanta.
Quel giorno al Dopolavoro… ci sono stati in tanti, prima e dopo di me. Questo articolo è dedicato ai bambini e ai ragazzi che lì sentirono il profumo della felicità.
Nella foto: il Dopolavoro ferroviario dall’alto
27 febbraio 2021 – © Riproduzione riservata