Domenico Marchesani, una vita da mediano

[di Francesco Bonito]

C’era una volta il centromediano metodista: giocava davanti alla difesa, doveva avere fisico, polmoni, ma anche visione di gioco e piedi buoni. Il mediano, ruolo celebrato anche dalla canzone di Ligabue, può spegnere la luce agli avversari o accenderla alla propria squadra.
Certamente, tra quelli che accendevano la luce in mezzo al campo c’era Domenico Marchesani, classe 1938, indimenticato capitano della Battipagliese degli anni Sessanta.

Una carriera iniziata nella Juventina Battipaglia e proseguita con le “zebrette” a partire dal 1959. Sempre estremamente corretto, dentro e fuori dal campo, vestì la maglia bianconera per sette stagioni, fino al campionato 1966/67, con la parentesi del campionato 1960/61 nel quale giocò in serie D con la blasonata Ternana. Con la Battipagliese ben 122 presenze tra Promozione e Prima categoria, a volte in campo col fratello minore Benito (sono insieme nella foto di squadra del 1963). Lo ricordano come un calciatore talentuoso che interpretava il ruolo un po’ alla Ancelotti, per intenderci: una sorta di playmaker di quella indimenticata Battipagliese di sessant’anni fa. Calcio d’altri tempi, uomini d’altri tempi. Finita la carriera calcistica, continuò con la stessa passione e dedizione quella lavorativa, come dipendente dell’Alfa Romeo. Nero su Bianco lo ricorda a otto mesi dalla scomparsa, grazie all’amorevole testimonianza della moglie Enza Liguori.

Le fotografie sono state gentilmente concesse da Enza Liguori.

Nella foto in alto: 1963-64. La Battipagliese allo stadio Sant’Anna. Domenico Marchesani (cerchiato in giallo), Polito, Solato, Monaco, Leone, Capacchione, Russo, Messano, Avallone, Monaco, Valese, Rossi, Marchesani II.

Nella foto in basso: da sinistra: Domenico Marchesani, Vincenzo Meluccio e Gennaro Rossi, 1963 (?)

27 marzo 2021 – © riproduzione riservata

Facebooktwittermail