Felci: Capelvenere e Spaccapietra

[di Simona Otranto, Erborista]

Sono principalmente quattro le felci d’interesse erboristico: la Felce maschio, il Polipodio, la Capelvenere e la Spaccapietra, appartenenti tutte alla famiglia delle Polypodiaceae. Le prime due piante sono cadute in disuso, la seconda e la terza sono state riscoperte: una comerimedio per la tosse, l’altra per eliminare i calcoli renali.

La Capelvenere (Adiantum capillus-veneris L.) è una piccola felce erbacea largamente diffusa e facilmente riconoscibile. Cresce in prossimità di fontane, pozzi, grotte, rigagnoli d’acqua, rupi e muri generalmente umidi e poco illuminati. 
I piccioli delle foglie sono sottilissimi, ricordano proprio dei capelli lucenti. Questa caratteristica rimanda alla bellezza della chioma di Venere da cui prende il nome. Una curiosità: le foglie anche se bagnate rimangono sempre asciutte, anche la rugiada non si posa. Non si bagna mai! La Capelvenere è una pianta conosciuta e utilizzata fin dall’antichità per il benessere delle vie respiratorie. Non solo: sotto forma di decotto applicata sui capelli ha l’indiscussa qualità di rinforzarli nonché di combattere la forfora. Nei secoli gli autori si sono espressi in modo discorde sull’effettiva efficacia di questa pianta dal gusto gradevolissimo. Anche se non serviva a niente, per alcuni, poteva essere bevuta sotto forma di tisana come piacevole bevanda nel periodo invernale. I principi attivi presenti sono: tannini, mucillagini, olio essenziale, flavonoidi, capillarina, proantocianidina. Riconosciuta come una pianta espettorante, bechica, emmenagoga, leggermente astringente si utilizza prevalentemente in caso di tosse persistente e ribelle, tracheite. Dà buoni risultati anche nei disturbi del ciclo mestruale favorendolo. Frizionata sotto forma di lozione sul cuoio capelluto, stimola la crescita e regolarizza la produzione di sebo.

La Spaccapietra (Ceterach officinarum Willd o Asplenium ceterach L).è anch’essa una piccola felce che cresce sulle rocce e sui muretti a secco. Chiamata popolarmente cedracca o erba ruggine è da sempre conosciuta e utilizzata in modo estremamente efficace per l’eliminazione di piccoli calcoli renali e renella. In forma d’infuso o decotto ha la capacità di sciogliere gli ossalati di calcio eliminando i calcoli di piccole dimensioni (pochi millimetri) a livello renale e riducendo quelli più grandi. Contiene flavonoidi, tannini, sali minerali, mucillagini, acido caffeico, acido clorogenico. La medicina popolare la utilizza anche come diuretico e per il benessere generale delle vie urinarie. Il meccanismo d’azione non è stato chiarito, ma gli studi effettuati in vitro confermano come l’estratto acquoso sia effettivamente in grado d’interferire con la crescita e l’aggregazione dei cristalli di ossalato di calcio in maniera dose dipendente. Non è da confondere con il Fillanto (Phyllanthus niruri L.), un’altra pianta cui viene attribuito il nome di spaccapietra, molto diffusa nelle aree tropicali e subtropicali e utilizzata nella tradizione ayurvedica al medesimo scopo. 

30 aprile 2021 – © riproduzione riservata

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