La depressione post vacanza

[di Anna Cappuccio, psicologa]

Al ritorno dalle vacanze può accadere inaspettatamente di provare una strana sensazione, scomoda e fastidiosa, di spossatezza e disorientamento, un inspiegabile senso di vuoto. In realtà non è facile allontanarsi da una condizione di vita dove non ci sono impegni da rispettare e tutto viene vissuto in relazione alle proprie esigenze interne, senza dover tener conto delle richieste esterne. Si vive, così, il ritorno ai ritmi abituali come una violenza nei confronti di se stessi, qualcosa di pericoloso e a cui, tuttavia, non ci si può sottrarre. È una sensazione che provoca irritabilità e ansia e, a volte, coinvolge anche il corpo con disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione o mal di testa. Questo rende ancora più difficile riadattarsi ai ritmi frenetici sia lavorativi che familiari e fa apparire la quotidianità come un peso difficile da riprendere in mano. La chiamano post vacation blues o sindrome da fine vacanza: una sensazione di abbattimento e di non voglia. Non è detto che succeda sempre e non succede a tutti. In genere la si avverte quando non si è riusciti a vivere pienamente il periodo di riposo, quando non si è stati capaci di staccare veramente la spina dalla vita di tutti i giorni o perché lo stress era profondo e la condizione di stanchezza prima delle vacanza così ampia che non si è riusciti a colmarla. Bisogna, però, sottolineare che, a parte la stanchezza e la quantità di impegni, ci sono alcune condizioni interiori e stili di vita che sembrano favorirla. Tendere a separare rigidamente il tempo del lavoro e degli impegni da un tempo per se stessi è una delle dimensioni di vita che più frequentemente determina la depressione del dopo vacanza. Questa frattura, infatti, porta a idealizzare la vacanza, a vederla come un tempo incantato dove tutto intorno a noi è piacevole e perfetto e la realtà quotidiana come una condizione di continua insoddisfazione e sopravvivenza. La frattura si irrigidisce se non siamo soddisfatti della nostra vita e del nostro lavoro, insoddisfazione che può portarci a vivere la quotidianità come ostile o priva di stimoli.
C’è un modo per superare questo vivere tra inferno e paradiso, c’è un modo per non essere invasi dalla sensazione di vuoto e di abbattimento al rientro dalle vacanze? Innanzitutto cominciamo a considerare queste sensazioni non solo come ospiti scomodi, ma come un’opportunità da cogliere per trasformare la nostra vita, uno stimolo per aiutarci a cambiare abitudini che non ci rendono felici. Cominciamo a pensare, quindi, a quali cose ci hanno permesso di stare bene, cosa ci ha regalato una sensazione di soddisfazione, cominciamo a superare la rigida dicotomia tra vacanza e lavoro. Pensiamo alle nostre passioni, soprattutto a quelle dimenticate da anni in un vecchio cassetto del nostro cuore e troviamo uno spazio per rispolverarle, troviamo tempo per incontrare un caro amico, troviamo un modo nostro per ascoltarci ed entrare in contatto con noi stessi. Tutto questo non è difficile, abbiamo solo dimenticato di poterlo fare.

Anna Cappuccio, pisicologo clinico, psicoterapeuta

4 settembre 2021 – © riproduzione riservata

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