Cecilia Francese: “Mi attaccano perché difendo la mia città”

[di Francesco Bonito]

Ci sono volute tre telefonate per decidere quando e dove fare l’intervista. Alla fine Cecilia Francese ha preferito venire in redazione, forse per scaramanzia. Deve aver ricordato il “precedente” a pochi giorni dal ballottaggio contro Gerardo Motta, sempre nella sala riunioni di Nero su Bianco. Per metterla a suo agio le chiedo come ha trascorso la giornata.
«Stamattina ho fatto un lungo giro in centro, per ascoltare i commercianti. Poi alle 12 ho celebrato un matrimonio civile in municipio. Subito dopo ho avuto due incontri politici; poi sono stata a Belvedere, un quartiere che è al centro delle nostre attenzioni».
Il ritmo della sua campagna elettorale non è calato: non pensa di aver già vinto?
«Per nulla. Il ballottaggio è una sfida nuova e devo far in modo che chi mi ha votato non consideri superfluo andare a votare il 17 e il 18, visto che al primo turno sono avanti di 3.500 preferenze. Questo vale anche per tutti i consiglieri, sia gli eletti che gli altri. L’impegno di tutti è fondamentale: il 18 vinciamo o perdiamo tutti insieme. Loro lo sanno, il segreto dei nostri risultati elettorali è la compattezza: siamo tutti importanti, sia chi prende 400 voti, sia chi ne prende 10».
A proposito di voti, che risultato si aspettava?
«Le nostre previsioni facevano pensare al 40% per me e a un 30% per Visconti. Non mi aspettavo, invece, un risultato così modesto per gli altri candidati. Mirra escluso, ovviamente».
Lei si sta impegnando al massimo per essere riconfermata: ma è davvero così bello fare il sindaco?
«Non direi bello, ma importante. Importante perché consente di rendermi utile alla città che amo. So di aver fatto il massimo, ma non è ancora abbastanza. Nei prossimi cinque anni posso portare a compimento progetti e opere che abbiamo avviato nel passato quinquennio e che vedranno la luce a breve. Così come ci sono problemi che abbiamo ereditato dalle precedenti amministrazioni che stiamo affrontando e per i quali sono ormai imminenti le soluzioni…».
Cecilia, non mi faccia un comizio, non è qui per conquistare un voto in più.
«Hai ragione, ma io sono appassionata, mi faccio prendere la mano. Vorrei che tutti i battipagliesi sapessero quanto di buono abbiamo fatto in questi cinque anni e quanto ancora di più faremo, se avremo la possibilità di portare a termine il lavoro iniziato».
Quali i momenti più difficili dal 2016 a oggi?
«Come sindaco ricordo due questioni molto impegnative, una politica e una organizzativa. La frattura con i cosiddetti “pattisti” ci mise in grande difficoltà, non fu semplice compattare la maggioranza e non cedere alle fortissime pressioni a cui ero sottoposta. E poi c’è stato il disinnesco della bomba. Un’operazione complicatissima per un’amministrazione comunale, una prova difficile che grazie alla collaborazione di tutti abbiamo superato brillantemente. Dal punto di vista umano, invece, il momento più difficile per me è legato all’inizio della pandemia di Covid. Mesi nei quali sono anche peggiorate le condizioni di salute di mia mamma. Passavo l’intera giornata in Comune a coordinare gli interventi per l’emergenza sanitaria e la notte ad assistere mia madre. Fino al suo ultimo giorno… in pieno lockdown».
In cinque anni avrà fatto degli errori, quali?
«Questa esperienza mi ha insegnato che non sempre chi ti affianca lo fa con le tue stesse motivazioni. Ho dato fiducia a persone che si sono poi dimostrate interessate più al proprio tornaconto personale che al bene di Battipaglia. Ho fatto degli errori di valutazione. In futuro mi fiderò di meno e sarò più attenta nelle scelte».
A proposito di scelte… Cosimo Spera, il manager battipagliese che da anni lavora negli USA, ha dato la disponibilità a collaborare gratis col prossimo sindaco di Battipaglia. Se sarà lei, lo chiamerà?
«Con Cosimo ci conosciamo da ragazzi, dai tempi dell’università. Ho grande stima dell’uomo e del professionista: certamente approfitterò della sua disponibilità».
I toni di questa campagna elettorale sono presto diventati molto aspri…
«Sono stata aggredita fin da subito, sul piano personale più che su quello politico. È sembrato quasi un attacco premeditato, studiato a tavolino: prima uno, poi l’altro e infine il mio avversario» (non li cita, ma credo si riferisca Di Cunzolo, Zara e Visconti, ndr).
Questi attacchi l’hanno ferita? Ha mai pensato di abbandonare?
(Risponde con una citazione in latino, ndr) «Noi ci moltiplichiamo tutte le volte che siamo falciati da voi: il sangue dei cristiani è seme. È Tertulliano. Questa frase ce l’ho scritta grande su una parete di una stanza a casa mia, fin da ragazza è stata per me un mònito. Gli attacchi non mi spaventano, anzi: mi motivano a dare ancora di più e a non arrendermi mai».
Ma, secondo lei, perché in tanti l’attaccano così duramente?
«Perché vogliono “prendersi” Battipaglia. Vogliono decidere lontano da qui il destino di noi battipagliesi. E io non ci sto! Io difendo la mia città, prima ancora di difendere me stessa».

14 ottobre 2021 – © riproduzione riservata

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