Quel preside venuto da lontano

[di Romano Carabotta]

In Finlandia c’è una scuola diretta da un preside italiano. Si chiama Rosario. È nato e cresciuto a Battipaglia

Nel 2002 Rosario Fina, ventisettenne neolaureato in lingua e letteratura finlandese, arriva a Helsinki. Come tutti gli inizi, anche il suo è difficile, non avendo alcun lavoro e dovendo vivere in uno studentato per le prime settimane. È la passione per la lingua e la cultura finlandese che lo spinge fin lì e che lo guida in questi anni, non sempre facili e non proprio in discesa: eppure, nonostante ciò – o proprio per questo – Rosario raggiunge presto, dopo due titoli di laurea, l’abilitazione per insegnare in Finlandia, e inizia il percorso accademico per diventare dirigente scolastico. Traguardo che ha recentemente raggiunto: oggi è preside a Ruovesi, una cittadina finlandese di circa cinquemila anime, immersa nel verde di un parco nazionale che nel pieno dell’inverno si tinge totalmente di bianco. Un paesaggio non propriamente mediterraneo, diversissimo da quello nel quale è cresciuto. Abbiamo incontrato Rosario per conoscere meglio la sua storia e per comprendere il legame che unisce il cuore dell’Europa del nord con Battipaglia.
Quanto del suo successo ottenuto in un contesto totalmente diverso dal “nostro” deve alla formazione, umana e culturale, ricevuta a Battipaglia?
«Come la maggior parte dei battipagliesi ho fatto il liceo al Medi. Un Medi “sgarrupato”, dove le aule erano nei garage del palazzo in cui abitavo da ragazzo. La palestra una stanza, il cortile tra le case popolari, o al campo Sant’Anna, quando andava bene. Una scuola che non aveva le strutture, ma a cui non mancavano docenti seri e preparati. Una scuola anche specchio della Battipaglia di quegli anni, con pregi e difetti. A distanza di quasi trent’anni da quel diploma, non saprei francamente dire quanto sia stato il Medi a mandarmi avanti da un punto di vista accademico. Anche perché il ragazzo che frequentava il Medi si sarebbe fatto una grassa risata a sentirsi dire: un giorno farai il preside. Posso invece affermare che quella scuola sia stata una prima palestra di vita che, sia per affinità che per contrasto, ha insegnato alcune cose e ne ha lasciate altre non dette. L’uomo ha sicuramente delle radici lì, in quel contesto, non potrebbe essere diversamente. È una scuola che ricordo sempre con estremo affetto, pur riconoscendone – oggi che sono un operatore del mondo dell’educazione – alcuni limiti strutturali in quegli anni. Il Medi resta la scuola dove ho stretto legami forti, dove ho trascorso memorabili momenti con gli amici di sempre che sono ancora oggi presenti – a distanza – nel mio quotidiano».

Quanto Battipaglia è diversa dalle cittadine finlandesi?
«Qui ci muoviamo in un campo in cui bisogna contestualizzare. Bisogna ricordare che si tratta di paesi demograficamente differenti. Battipaglia, con i suoi abitanti, in Finlandia sarebbe una città piccola, ma non piccolissima. Basti pensare che la quindicesima città finlandese è Vaasa con 67551 abitanti. La provincia – specie quella profonda – è uguale dappertutto, e qui mi riferisco piuttosto a uno stato dell’essere, a quello che in finlandese si chiamerebbe “il paesaggio mentale”. Poi ci sono paesini minuscoli e virtuosi che brillano per le loro strutture, hanno verde dappertutto, la fibra ottica che ti arriva nel bosco, opportunità di vivere una vita sostenibile, attività per gli anziani, i piccoli, i meno agiati. I cittadini sono attivissimi, partecipano al governo comunale, sono attenti alla cosa pubblica. Questo anche perché lo Stato ha cura del cittadino. Battipaglia, d’altro canto, ha una posizione strategica. Ha una costa che dovrebbe essere valorizzata, un territorio vasto. È vicina a grandi centri. Le distanze sono umane. Questa è stata sempre una forza di Battipaglia, se guardiamo all’aspetto di sviluppo della città».

Consiglierebbe a un giovane di trasferirsi all’estero o lo incoraggerebbe a restare per costruirsi un futuro in Italia?
«Scegliere dove trascorrere la vita è difficile, per nulla scontato. Ai giovani consiglierei di studiare per amore della conoscenza, di fare esperienze importanti, viaggiare molto, leggere, riflettere, aprirsi al nuovo, tenere le proprie antenne sintonizzate sulle frequenze del mondo. Li spronerei ad avere il coraggio di scegliere senza timore, e di essere tenaci nelle scelte. La paura e la pigrizia sono nemiche del cambiamento e del progresso, sia esso personale o collettivo. Che avvenga in Italia, all’estero o… a piazza Madonnina. Ai giovani direi di essere umili, ma non servili. L’umiltà aiuta a capire quanto ancora manca alla meta, quali sono i passi da fare per andare avanti. Al contempo però bisogna avere ambizione, ma non vuota e vanesia. Ambizione di fare nella propria vita quello che detta il cuore. Con rispetto, per gli altri e soprattutto per sé stessi. Invito i giovani battipagliesi ad essere agenti del cambiamento che desiderano, e ad avere una prospettiva. La vita senza una prospettiva è lo spreco di un dono prezioso».

Cosa le manca di più di Battipaglia e dell’Italia?
«Se dovessi dare una risposta strettamente gastronomica direi… la mozzarella. Senza dubbio. Ritornando invece a cose che contano davvero e non sono sostituibili in nessun modo: i genitori, la famiglia, gli amici. Questa è la Battipaglia che mi manca di più».
Cosa augura ai battipagliesi?
«A Battipaglia faccio l’augurio – da suo figlio e non da persona lontana – di essere in grado di fornire prospettiva ai suoi cittadini, in particolar modo ai giovani. Di essere una città aperta a tutti, un luogo di opportunità, una fucina instancabile. Una città nemica di qualunque forma di discriminazione, abuso, violenza. Auguro ai battipagliesi di saper fare una profonda riflessione, di avere il coraggio di invertire la rotta, di uscire dal torpore e “ricostruire” insieme una città bella, vivibile e amata. Se posso approfittare dell’opportunità che Nero su Bianco mi concede di essere in contatto con la “mia” Battipaglia, vorrei chiudere con un pensiero molto personale, una dedica per tre persone che non ci sono più. A Margherita, Alberto e Mimmo, amici indimenticabili che avrebbero sicuramente gioito con me per questo traguardo».

Nelle foto: Rosario Fina (in alto), l’istituto scolastico di Ruovesi (Finlandia)

13 novembre 2021 – © riproduzione riservata

Facebooktwittermail