La risposta giusta

[di Francesco Bonito]

Dopo che il presidente del consiglio regionale della Campania ha chiuso le scuole, molti si sono lamentati. Dopo che il Tar della Campania ha di fatto cancellato la decisione presa da De Luca, molti si sono lamentati.
Alcune delle persone che hanno contestato la prima decisione sono state scontentate anche dalla seconda.
Dopo due anni di pandemia è comprensibile. La vita di tutti gli esseri umani è stata sconvolta da uno stress prolungato e senza precedenti, con privazioni, sofferenze, lutti. In tanti oggi hanno esaurito le risorse: emotive, mentali, economiche. È una premessa doverosa, se si vuole tentare di comprendere quello che sta accadendo a ognuno di noi e accettare il fatto di non sapere come agire. Non è un tema filosofico, bensì è una questione pratica. A casa, al lavoro, a scuola, nel supermercato, nel tempo libero, nei luoghi di ritrovo. Tutto quello che accade durante una giornata – un tempo ordinaria – richiede la valutazione di un rischio e la soluzione di un dilemma. Prudenza o coraggio? Rispetto o inosservanza delle regole? Vaccinarsi? Mandare i figli a scuola o tenerli a casa? Andare al ristorante? Invitare a cena l’amabile suocera o soprassedere? Leggere i report dell’OMS o le breaking news della chat delle mamme della terza C?
Come nel caso della domanda posta sulla nostra copertina: tenere le scuole aperte o chiuse? Durante la fase “acuta” di una pandemia è un tema delicatissimo, centrale nella vita di un Paese. La scelta prevede comunque un danno: o costringere alunni e famiglie alla didattica a distanza (con le inevitabili conseguenze psicologiche, sociali ed economiche), oppure rischiare la diffusione del virus tra bambini e adolescenti. Purtroppo, uno dei due prezzi va pagato. La soluzione non è semplice, perché sono tante le implicazioni, troppe le variabili, impossibile prevedere con certezza gli effetti di una scelta. Però si deve scegliere, qualcuno deve farlo. Se si accetta questo, se si comprende che si può accogliere con fiducia le decisioni (che dovrebbero essere) prese nell’interesse di tutti, forse si riesce a vivere con minore stress quello che accade intorno a noi. Se sapessi che l’aereo su cui volo è costretto a un atterraggio di emergenza, vorrei solo che il pilota fosse sobrio e ben riposato, non mi alzerei gridando “Ci penso io, datemi la cloche!”. Dobbiamo avere fiducia in chi guida l’aereo su cui tutti insieme voliamo, anche perché, appare evidente, non possiamo scendere.
È giusto e doveroso continuare a porsi delle domande, ma bisogna anche avere l’umiltà di accettare di non conoscere in anticipo la risposta giusta. Non si tratta di rassegnarsi, si tratta di non farsi sopraffare dall’emotività e provare a razionalizzare, confidando che le scelte prese da altri siano le migliori possibili, o le meno dannose. Tutti insieme possiamo e dobbiamo contribuire a venir fuori da questa complicatissima situazione, in un modo molto semplice: avendo fiducia in chi decide e rispettando le regole, pure quando non ci piacciono. Anche questo, soprattutto questo, significa essere buoni cittadini.

15 gennaio 2022 – © riproduzione riservata

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