Pandemia, perché vaccinare i bambini

[di Roberto Lembo – medico pediatra]

Che ci sia molta confusione in giro sulla pandemia da Covid-19 ho modo di constatarlo quotidianamente.
Domande sull’infertilità, sulle modificazioni genetiche, sulle trombosi, sull’indebolimento del sistema immunitario sono all’ordine del giorno, e mi vengono poste in relazione alla vaccinazione anti-Covid 19 nei bambini dai 5 anni agli 11 anni.
Il vaccino contro il SARS CoV2 non comporta nessuna delle suddette conseguenze paventate, ma solo i soliti fastidi legati alla somministrazione di qualsiasi altro vaccino: febbre, dolore e/o gonfiore e/o arrossamento nella sede di inoculazione, cefalea, dolori muscolari e/o ossei, brividi, stanchezza, nausea e/o diarrea. In rari casi può dare reazioni più serie: shock anafilattico (l’incidenza di reazioni anafilattiche gravi dopo la vaccinazione con vaccino Pfizer è di 2,5-11 casi su 1.000.000 di dosi somministrate) e miocarditi/pericarditi il cui decorso è benigno (si verificano soprattutto nelle prime 2-3 settimane successive alla vaccinazione, più spesso dopo la seconda dose e nei giovani maschi. Un recente studio del CDC riporta che su poco più di 4 milioni e 200mila seconde dosi, a 21 giorni dalla vaccinazione, si sono registrati 20 casi di miocarditi/pericarditi nelle femmine e 132 nei maschi).
In Italia dall’inizio dell’epidemia al 24 novembre 2021, nella fascia di popolazione 0-19 anni sono stati confermati 826.774 casi di cui 8.632 ospedalizzati, 251 ricoverati in terapia intensiva e 35 deceduti. Nella classe di età 6-11 anni si è evidenziata, a partire dalla seconda settimana di ottobre, una maggiore crescita dell’incidenza rispetto al resto della popolazione in età scolare, con un’impennata nelle ultime due settimane. Da marzo 2020 a giugno 2021 sono stati rilevati 239 casi di “MIS-C” (Sindrome Infiammatoria Multisistemica) patologia grave scatenata dal virus che necessita generalmente di ricovero in terapia intensiva pediatrica e sostegno ventilatorio, oltre a svariati casi di “long Covid”, caratterizzati da persistenza di sintomi patologici quali stanchezza, difficoltà nella concentrazione, malessere fino a 3 mesi dopo l’infezione anche se lieve.
I dati giustificano la necessità di vaccinare i bambini oltre i 5 anni con due dosi (ogni dose contiene 1/3 della dose per adulti) a distanza di 21 giorni l’una dall’altra. Chi è stato già infettato dal SARS CoV2, dopo tre mesi dall’avvenuta negativizzazione, può ricevere il vaccino. È sufficiente una dose se ci si vaccina entro 6 mesi dalla guarigione, due dopo i 6 mesi. Non è necessario controllare la concentrazione degli anticorpi.
Per accedere alla seduta vaccinale bisogna registrarsi sulla piattaforma regionale e si verrà contattati successivamente.
Allo stato attuale, mentre il virus sta dilagando, senza concedersi distrazioni, le polemiche sul vaccino ci fanno perdere tempo prezioso, rendendo inarrestabile la diffusione del virus.

15 gennaio 2022 – © riproduzione riservata

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