Il mio Sanremo
[di Benedetta Gambale]
Mancavo da Sanremo dal 2020, dall’edizione che ha fatto “Rumore”, come piace definirla allo stesso Amadeus. Ritornare in quella città in cui ovunque si respira aria di musica è sempre un’emozione adrenalinica. Prima di partire, temevo che la situazione Covid potesse rovinare i miei ricordi legati alle edizioni precedenti. Appena arrivata in città, infatti, non ho potuto fare a meno di notare le strade vuote, pochi curiosi che scattavano foto al teatro Ariston, la piazza centrale avvolta da uno strano silenzio. “Non sembra Sanremo”, ripetevo con chiunque parlassi.
Poi, però, l’inizio del Festival. Già dal secondo giorno, qualcosa è iniziato a cambiare. Le strade hanno cominciato a prendere vita. Ho incontrato tanti sguardi felici, sorrisi nascosti dalle mascherine, mani che digitavano freneticamente sui cellulari. Tra giornalisti che correvano tra la sala stampa del Casinò e le strade intorno al teatro Ariston, ragazzini che erano lì semplicemente per riuscire a vedere il proprio idolo, curiosi che circondavano l’hotel Globo con la speranza di scovare Amadeus e Fiorello tra le fessure del cancello o dietro le tende delle finestre, ho potuto ritrovare la gioia del Festival. Nonostante i continui controlli per evitare assembramenti, sembrava quasi che la situazione pandemica fosse solo un brutto ricordo. C’era vita. C’era voglia di ricominciare a emozionarsi con l’arte. C’era speranza riposta nella musica.
Per motivi di sicurezza non è stato possibile incontrare gli artisti dal vivo, se non durante il Green Carpet. Ma ciò non ha influenzato l’atmosfera magica della kermesse. Ciò che realmente rende speciale quei giorni è che ci si sente tutti parte di un’enorme famiglia. Nascono nuove amicizie e collaborazioni, una parentesi di vita in cui il tempo si ferma ed esplode di emozioni.
Quando si arriva a Sanremo per lavoro, bisogna già essere pronti a dormire massimo quattro ore a notte. L’entusiasmo è talmente tanto che la stanchezza è messa da parte. Si corre, si piange, si gioisce. La mia giornata iniziava con una tappa fissa sul lungomare, un posto incantato in cui potersi ricaricare inspirando la brezza marina e da cui poter ammirare la nave da crociera su cui c’erano Orietta Berti e Fabio Rovazzi. Poi, dopo un saluto veloce alla statua di Mike Buongiorno e al teatro Ariston, l’arrivo a Radio Casa Sanremo, il nuovo format guidato da RCS75. Dopo tante interviste e pasti frugali, il momento più atteso era la sera. Nella sala lounge di Casa Sanremo, davanti al maxischermo, si applaudiva, si cantava e si ballava proprio come se si fosse nel teatro. Ci sono molti ricordi che è difficile raccontare per il carico emotivo. Ciò che è certo è che tutti dovrebbero avere almeno un Sanremo nella propria vita.
Nella foto: Benedetta Gambale
12 febbraio 2022 – © riproduzione riservata