Quando nascono i genitori

[di Anna Lambiase – psicoterapeuta familiare]

La transizione alla genitorialità modifica letteralmente l’equilibrio coniugale e la nascita di un figlio rappresenta un nuovo “compito di sviluppo” che la coppia è chiamata ad affrontare. Anche se, nell’immaginario collettivo e sociale, la nascita di un figlio rappresenta un evento più che positivo, questo non vuol dire che non sia privo di ostacoli e difficoltà. L’arrivo di un figlio può attivare risorse personali e relazionali, consolidare l’identità della coppia ma, all’opposto, può anche ostacolarne il cammino e addirittura frantumarla. Gran parte degli psicologi riconoscono che la transizione alla genitorialità comporta un periodo di crisi evolutiva, in grado di consentire una riorganizzazione sia dell’assetto della personalità dei coniugi, sia del loro equilibrio relazionale.
In genere si osserva una sequenza di atteggiamenti che può essere così descritta: dopo una fase iniziale particolarmente eccitante, nella quale la vicinanza di parenti, degli amici e la novità dell’evento sostengono la coppia nell’acquisizione del ruolo genitoriale, segue un periodo caratterizzato da un decremento nella soddisfazione coniugale, specie in riferimento alla vita sessuale, e da un contemporaneo incremento di benessere collegato allo svolgimento del proprio ruolo genitoriale.
La dinamica di coppia si interseca in modo sottile con il gioco dei ruoli genitoriali, ma costituisce pur sempre un sottosistema con una sua autonomia, a cui tocca gestire risorse, conflitti e trattare gli affetti indipendentemente dalla relazione che si instaura con i figli. Nel corso del tempo la sfida sembra essere quella di saper regolare in modo flessibile le distanze dal figlio. Così, la centratura esclusiva della coppia sul figlio come punto focale di attenzioni, investimenti personali e aspettative ha un significato positivo nelle prime fasi di vita del bambino, ma nella misura in cui diventa uno stile o una modalità predominante allontana la coppia dalla sua dimensione coniugale. Gli effetti di tale comportamento possono essere rilevati a diversi livelli: difficoltà di acquisizione di autonomia da parte del figlio che ha troppe poche prove da affrontare, impoverimento del mondo affettivo dei coniugi, eccessivo presenzialismo della madre.
È indispensabile integrare la dimensione genitoriale in quella coniugale e quanto più si rispetta l’altro nella nuova connotazione di “madre” e “padre”, più il coniuge avverte personalmente la fiducia che l’altro ha su di sé e più saranno capaci di affrontare la complessità emotiva dell’evento, tollerando le ambivalenze, le fragilità e le difficoltà, assieme alle proiezioni interne che ogni genitore genera quando nasce un figlio.

Nella foto: una scena del film Figli, regia di Giuseppe Bonito

12 febbraio 2022 – © riproduzione riservata

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