Scusate il ritardo
[di Ernesto Giacomino]
Andiamoci piano, ché magari non è sempre stato così. Anzi, leggenda narra che inizialmente i compattatori della differenziata, qui a Battipaglia, passassero immediatamente dopo la fine dell’orario utile per il conferimento: le sette, sette e qualcosa. E che però, in extremis, incocciassero sempre il solito ritardatario in affanno, a scavezzacollo per le scale con la busta pendula al braccio: nu mument’, aspettate, ecco qua, mancavo io.
Da cui, la decisione: passiamo, che ne so, alle sette e mezza. E zac, giù con altri ritardatari (quelli che prima non ce la facevano per le sette, sette e qualcosa, e allora si tenevano la monnezza in casa fino al turno successivo), che approfittando quindi di quest’altra tolleranza s’aggrappavano anch’essi alla sponda del mezzo in ripartenza pur di disfarsi al volo del carico quotidiano. E via così, orari posposti di dieci minuti in dieci minuti con la speranza che il fenomeno dello smemorato che intima d’aspettare per la busticina finale sparisse o, almeno, s’attenuasse: macché.
Alla fine tra quelli là, i vertici, il management della differenziata battipagliese, s’è dovuta giocoforza prendere una decisione: facciamo che i compattatori passano solo quando la gente è uscita di casa. Se non tutta, almeno il grosso: quelli che accompagnano i figli a scuola, quelli diretti in fabbrica o in ufficio, quelli che vanno ad aprire negozi. “Eh, ma così ci troviamo imbottigliati tra le auto”, avrà allora obiettato qualcuno. “E voi mica dovete aspettare che si faccia il traffico” sarà stata la risposta “piazzatevi per strada una manciata di minuti prima, esattamente nel momento tra quando scendono a quando s’avviano con la macchina”.
Detto fatto, nevvero. Giusto un paio di consulti, un meeting, una riunione d’approvazione e da un po’ di anni s’è adottato il piano strategico operativo: fissare l’orario di punta del transito dei compattatori dalle otto del mattino in poi. Cosicché davanti a loro ci siano strade magistralmente deserte; e dietro – serrati in auto, abbracciati in centinaia di metri di coda – tutti quei potenziali ritardatari e gettatori di sacchetti dell’ultim’ora finalmente messi in condizione di non nuocere a nessuno.
Convertendo, di fatto, quello che era un normale tragitto da un posto all’altro della città – spesso percorso nevroticamente e a velocità sostenuta, a rischio d’una multa o un tamponamento in un incrocio – in una piacevole gita mattutina a singhiozzo, con tappe predefinite di meditazione stile via crucis, o di osservazione della fauna locale tipo zoo safari di Fasano. Tant’è che, per agevolare la sosta e il conseguente relax, il compattatore che ti trovi davanti raramente accosta e ti fa passare, optando per un più salutare sbarramento totale della strada in attesa che gli addetti carichino tutta la spazzatura presente, che ne so, da via Stella a Bolzano.
Come al solito, ovviamente, chi ne trae più giovamento sono i bambini diretti a scuola, che possono sia godere di questa fugace illusione d’allontanamento dal momento del dolore che entrare paciosamente in ritardo senza doversi inventare scuse cervellotiche.
Perché, come si dice, non c’è civiltà più progredita di quella che ha come obiettivo primario la tutela dei più piccoli.
26 marzo 2022 – © riproduzione riservata