“L’avvenire è ormai quasi passato”

[di Francesco Bonito]

La riapertura al pubblico della rinnovata piazza della Repubblica è stata l’occasione per ridare uno sguardo alle vecchie cartoline di Battipaglia. Avevo già notato tempo fa, mentre mi dedicavo a raccogliere il materiale per il libro Saluti da Battipaglia, che la piazza al centro delle cosiddette comprese, era stata nel corso degli anni più volte trasformata, subendo almeno una mezza dozzina di restyling, come si dice oggi con un abusato anglicismo. Osservando gli interventi su quella che un tempo fu piazza Duchessa d’Aosta e poi della Repubblica, mi ha colpito la frenesia di modificare l’impianto semplice, ma coerente, del progetto originario del 1858. Non vi farò la storia degli innumerevoli rifacimenti, alcuni dei quali peggiorativi (ma questo è un parere personale), ma prendo spunto da quest’ultimo per abbozzare una riflessione.
Forse compiendo una forzatura, ho trovato un suggestivo legame tra le trasformazioni della piazza e l’evoluzione di Battipaglia, tra le geometrie del luogo e la storia della comunità. Aiutato dalla coincidenza di alcune date, ho registrato in particolare tre momenti: il 1928, con la posa del monumento ai Caduti; il secondo dopoguerra, con il rifacimento della piazza e la demolizione di gran parte delle comprese danneggiate dai bombardamenti angloamericani; gli anni Sessanta, quelli del boom economico e demografico, quando la piazza cambia di nuovo volto. Nelle citate occasioni la nostra città era sempre all’alba di una significativa trasformazione, quasi come se la piazza “nuova” volesse anticipare un avvenire promettente. Forse è stata solo una coincidenza. È certo, però, che chi ci ha preceduto si è fatto trovare pronto all’appuntamento con la Storia, avendo il merito di trasformare in meglio il paese ereditato.
Mentre scrivo mi viene in aiuto un frammento di una canzone indimenticabile. Il ricordo mi fa trovare il titolo e, al tempo stesso, la conclusione di questo breve articolo. L’avvenire di quegli uomini è il nostro passato, e il nostro avvenire sarà il passato dei nostri figli e nipoti. Se il rinnovamento della piazza della Repubblica sarà l’incipit di un periodo di rinascita dipende solo da noi. Mi pare abbastanza per impegnarsi, tutti insieme, a trasformare in meglio questo paese.
Prima che l’avvenire sia ormai passato.

18 giugno 2022 – © riproduzione riservata

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