L’ansia del ritorno

[di Anna Lambiase – Psicologa*]

Tornare a scuola dopo la pausa estiva può essere un avvenimento estremamente stressante per le famiglie. Rispetto agli anni passati, ciò che maggiormente destabilizza sono i cambiamenti repentini che avvengono a livello scolastico. Ogni anno, può cambiare la rosa dei docenti, il che implica un nuovo adattamento e l’ansia della scoperta di una nuova figura professionale. In più, negli ultimi tre anni, i nostri bambini e i nostri ragazzi si sono adattati a regole continue e modificabili a causa del Covid-19. L’uso delle mascherine, l’uso degli igienizzanti, permessi speciali e, soprattutto, ritrovarsi mediante la fatidica Dad (Didattica a distanza) a fare i conti con un nuovo modello scolastico, mai vissuto nei decenni precedenti. E sembrerebbe proprio la Dad la causa principale di ansia e forte disagio psicoemotivo che comporta un aumento dei malesseri psicologici dei nostri ragazzi, sempre più timorosi di voler tornare a scuola. Un’indagine condotta dal Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (CNOP) per conto del Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) su bambini tra i 5 e i 13 anni e i ragazzi tra i 14 e i 19 anni afferma che vi è aumento del 24% di manifestazioni di disagi psicologici quali: ansia, tono umore basso, inappetenza, ritiro sociale, mancanza di concentrazione, mancanza di motivazione intrinseca allo studio.

Per non parlare della fascia di età dei ragazzi che hanno cominciato l’Università durante la pandemia: molti hanno abbandonato gli studi perché non sufficientemente supportati in questo delicato e importante passaggio. Un altro dato importante è il rendimento scolastico. La Dad sembrerebbe aver inciso su un falso rendimento più alto dei ragazzi. In realtà, stare a casa ha aiutato molti di loro a non far i conti con il confronto con i docenti, creando all’interno della propria stanza una zona di confort. Una volta rientrati in classe, per molti, l’impatto è stato di notevole disagio. Così che i casi di ansia da prestazione scolastica sono notevolmente aumentati. Ragazzi che hanno paura di mostrarsi, di poter partecipare a un’interrogazione, di fare esperienza del compito in classe. La loro prestazione, di fronte a performance di routine, diventa un ostacolo insormontabile al punto di manifestare delle vere e proprie reazioni psicoemotive e fisiche (quali attacchi di panico). Quindi, la Dad ha rappresentato una salvagente ottimale ma non può essere considerata la nave che traghetta alla destinazione. I ragazzi devono vivere nelle relazioni sociali: è nel confronto con gli altri che costruisco “me stesso” ed è tramite l’esperienza dell’errore che accresco la mia autostima. 

Per i genitori è opportuno sapere che l’ansia da prestazione scolastica è un vero e proprio malessere psicologico e non va sminuito con frasi del tipo: “Ma va, che non è niente”; così come gli insegnanti devono attivarsi a creare un ponte con la famiglia per aiutare l’alunno che presenta questa problematica psicologica.

* Psicologa, psicoterapeuta familiare

3 settembre 2022 – © riproduzione riservata

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