Una città verde come il prato o grigia come il cemento?
[di Stefania Battista]
Le premesse
Un Piano urbanistico comunale (Puc) che parte dagli ultimi dati ufficiali del censimento del 2011 e che, pertanto, pone come base un previsto incremento demografico. Dato, però, smentito dalle ultime rilevazioni che, in controtendenza rispetto al passato, danno la popolazione attuale di Battipaglia al di sotto delle 50mila unità. Gli stessi progettisti del Puc, l’architetto Antonio Oliviero e i tecnici della Mate, spiegano in premessa che i dati di previsione demografica non tengono conto di particolari momenti di crisi, di qualunque natura. Così un’analisi che parte dal disagio abitativo delle famiglie battipagliesi è vera, poiché tale disagio è tangibile, ma forse negli ultimi anni si è sviluppata in una direzione diversa da quella presa in considerazione nello strumento di pianificazione. Pandemia, crisi economica e carenza occupazionale, perdita endemica di investimenti e aziende sul territorio, tutti fenomeni verificatisi, purtroppo, mentre i progettisti erano al lavoro hanno mutato drasticamente il volto della città. Saranno dunque ancora necessari i 1600 alloggi previsti nel Piano della Provincia del 2013 e ridotti, considerando quanto realizzato con i permessi a costruire fino al 2019, a 1417 dal nuovo Piano urbanistico comunale?
L’altro dato di partenza del nuovo Puc è la rilevazione di una pesante carenza dei cosiddetti standard urbanistici, cioè gli “spazi vitali” di cui ciascun cittadino dovrebbe usufruire: verde pubblico e attrezzato, aree comuni, parcheggi, aree d’istruzione. Sempre partendo da una proiezione demografica che vedrebbe la città giungere nel 2029 a 50mila 591 residenti, attualmente mancherebbero circa 5 metri quadri per abitante. Stranamente, vista la evidente diminuzione della popolazione scolastica, i progettisti rilevano anche la carenza di aree d’istruzione per oltre 132mila metri quadri, mentre sembrerebbero sufficienti i parcheggi che registrano un segno positivo con +0,49 per cento.
Proprio a causa di tali dati di partenza alcuni tecnici battipagliesi, nonché diversi consiglieri comunali di minoranza, sono rimasti perplessi. Se gli spazi a disposizione delle automobili sono addirittura in positivo perché mai i battipagliesi si lamentano sempre di non trovare parcheggio?
I sistemi e i comparti
Esaminando il Puc, anche solo nelle linee generali, si comprende come il sistema perequativo adottato (cioè la compensazione tra l’esistente, il necessario e il possibile) sia stata disegnata per comparti, tentando di sfruttare, cioè, gli spazi ancora disponibili ma senza incidere in maniera determinante sull’esistente.
Il Piano, infatti, verrà attuato per sistemi, cosiddetti “funzionali”: i luoghi centrali dove esistono i servizi collettivi, i luoghi di residenza dove si tenta una zonizzazione con i servizi, i luoghi di produzione, i sistemi di mobilità e, infine, i sistemi ambientali che sarebbero quelli dove non esiste praticamente urbanizzazione. Si individuano quindi aree all’interno delle quali vi è una suddivisione ulteriore in comparti per ognuno dei quali vi è una quota edificabile e l’individuazione delle possibili destinazioni d’uso. Vengono stabiliti anche indici commisurati ai criteri perequativi e vengono pure forniti studi di fattibilità economico finanziaria dei diversi interventi: ad esempio per edifici di mole importante, oggi dismessi, per i quali la demolizione e ricostruzione prevede premialità volumetriche, cioè la possibilità di costruire più dell’esistente, per rendere attrattivi gli investimenti. Un dato su cui si sono concentrare le contestazioni all’atto della presentazione del documento, giacché non si tratterebbe secondo i “critici” di interventi di “rigenerazione urbana” che dovrebbero rendere più vivibili gli spazi alla collettività, ma di semplice ricostruzione addirittura con volumi in più. C’è però da dire che tali interventi dovranno tutti prevedere spazi collettivi.
Due i quartieri dove saranno possibili i maggiori interventi sono quelli di Sant’ Anna e di Belvedere perché ritenuti meno dotati di servizi. E in essi entra in gioco il meccanismo di premialità che ha due elementi: da una parte si dovrà costruire con maggiori spazi destinati alla collettività tentando, proprio in queste zone, di realizzare i famosi standard anche al di là delle previsioni ministeriali; dall’altra si otterranno premialità sui volumi da realizzare.
Commercio e collegamenti viari
Ogni comparto poi viene inquadrato in uno schema direttore. Per il quartiere Sant’Anna, per il centro e per Belvedere si punta sull’aumento degli standard; per lo schema direttore della ferrovia e della strada statale 18 si affrontano è previsto il completamento del Piu Europa, al fine di eliminare la cesura tra le due parti della città oggi tagliate dalla ferrovia; mentre lungo la statale 18 si prevede un’alternativa viaria che dovrebbe evitare il concentramento di attività lungo l’asse della mobilità, per evitare il congestionamento e il traffico eccessivo. Si prevede, perciò, un incremento di attività commerciali lungo la S.S. 18 che non sarebbe più il principale collegamento viario. La nuova bretella prenderà origine dalla rotatoria di via Belvedere e, attraversando la S.S. 135 (via Spineta) si riconnetterà alla S.S. 18, una prima volta in corrispondenza dell’area dello Stadio ed una seconda volta all’altezza della rotatoria su via S. Lucia.
Due i comparti ambientali, quello del Tusciano, per il quale si prevede con piccoli interventi successivi la creazione dell’agognato parco fluviale; incerti i tempi per l’ipotetico parco collinare sono incerti, vista l’esistenza di numerose cave, discariche e siti di stoccaggio che renderanno ancor più lunga e complessa la sua realizzazione.
15 ottobre 2022 – © riproduzione riservata