Un grande cuore sotto la divisa

[di Carmine Landi]

«Ma i vigili dove sono?». Domanda ricorrente d’ogni battipagliese che disperatamente cerca d’oltrepassare un groviglio d’auto in sosta in doppia o tripla fila (solitamente ai piedi di qualche bar per bere un caffè o “fare ape”), o d’agevolare la discesa d’un papà in carrozzina beneficiando dell’ultimo posteggio giallo usurpato senza vergogna dal prepotente di turno, intrufolatosi dinanzi in un metro quadro uno, o di passare da un marciapiede all’altro senza dover implorare la misericordia dei Leclerc “de’ noantri”, dediti a sfrecciare su improvvisati circuiti che chiamiamo strade. Legittima frequently asked question: meriterebbe adeguata risposta tenendo alla mano l’impietoso bollettino da guerra che nel giro d’un decennio ha assottigliato fino all’osso il personale della polizia municipale di Battipaglia. Trattazione che poco s’addice al sudato traguardo dei 400 numeri di Nero su Bianco: edizione di festa. E alle feste si brinda, si canta e si raccontano le buone notizie.

Buone, pure se nascono dal fango, come la risposta ad un’altra domanda: «Ma “quella-vigilessa” dov’è?». 

“Quella-vigilessa” non ha un nome: non l’ha voluto. E non ha un volto: non vuole mostrarlo. Come Peter Parker, Clark Kent o Bruce Wayne. Solo che lei esiste davvero. E ha salvato una bambina. E chissà quante altre. 

Il 4 luglio scorso le strade di Battipaglia erano agghindate per l’ultimo giorno della festa patronale. Nel primo pomeriggio, poco dopo le 15,30, la vita di Giorgia (nome di fantasia), al tempo undicenne, è cambiata per sempre a bordo dell’angusto abitacolo di un’auto-prigione. Sarebbe stata squallidamente ingabbiata nel veicolo da un 38enne venuto da Eboli, un sedicente fotografo di nudo artistico: in città se n’è parlato così tanto da rendere vano ricostruire pure su queste pagine gli squallidi fatti che si sono consumati lungo la maledetta via Brodolini.

S’è parlato troppo poco, però, di “quella-vigilessa”, eroina di questa storiaccia.
Per la famiglia di Giorgia “quella-vigilessa” è Sirio, il più brillante tra gli astri, se – indimenticata parola di Bob Marley – i veri amici sono come le stelle e puoi riconoscerli solo quando è buio intorno a te.
Il papà di Giorgia lo sapeva: per questo s’è rivolto a lei, amatissima dalla figlia, quando, cuore d’un genitore, ha compreso che qualcosa s’era rotto nella sua bambina. 

Dov’era “quella-vigilessa”? Stringeva la manina di Giorgia: occhi negli occhi, a raccogliere sparse frattaglie di racconti lasciati qui e lì da una piccola con l’anima a pezzi.
Dov’era “quella-vigilessa”? Alle prese con la più importante delle sue investigazioni: per due mesi ha finto prima d’essere Giorgia, poi una tredicenne d’Agropoli. Ha sfidato il mostro in terra avversa, scambiando messaggi su Telegram per indurlo ad uscire allo scoperto. E lui lo ha fatto. E lei ha fornito ai carabinieri gli indizi e le prove: in quelle conversazioni c’erano altre bimbe, venivano inviati foto e video raccapriccianti, invocati di continuo nuovi «appuntamenti». Ora non più: grazie a lei, lui è in carcere. E forse altre “Giorgia” potranno dormire sonni più tranquilli.

Dov’era “quella-vigilessa”? Accanto alla piccola che finalmente decideva di tirar fuori i demoni che la logoravano dentro. L’ha stretta a sé, l’ha abbracciata, è stata accanto al papà e alla mamma che a dieci giorni da quel pomeriggio sono stati in caserma. E ha seguitato a indagare, a supportare gli inquirenti. E ad asciugare le lacrime di Giorgia. E a varcare ogni giorno la soglia di quel Comando. Consumata dentro, splendente fuori.

Qualche giorno fa, mosso dalla curiosità, un suo collega m’ha chiesto: «Chi è?». Non gliel’ho detto: non lo farei mai. Poi ha fatto un nome: «Non è che è lei?». No, non era lei. 
Lì ho preso ad ammirare ancor di più “quella-vigilessa”: nell’era di encomi e medaglie, del «condividere» tristemente ritenuto essenziale fondamento del «vivere», lei ha salvato una vita e non ne ha fatto parola.

Dov’è “quella-vigilessa”? Me la immagino a dirigere il traffico nell’indifferenza di madri e padri che dovrebbero dirle grazie ma la ignorano, se non le urlano contro. 
Me la immagino a redigere un verbale ai danni d’un signorotto locale che le sbotta contro: «Lei non sa chi sono io». Lei? E tu? 
Me la immagino ai piedi d’una scuola, di buon mattino o prima delle due, ad aiutare i piccoli battipagliesi, col sorriso nascosto dal fischietto mentre osserva dieci, cento, mille Giorgia. 
Non lo sanno, ma lei le ha salvate. E ha reso questa città un posto più sicuro per tutte loro. 

3 dicembre 2022 – © riproduzione riservata

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