La depressione degli adolescenti

[di Anna Lambiase, psicologa*]

Minuchin, definisce l’adolescenza come un “momento di transizione” in cui si modifica la partecipazione del figlio al mondo extrafamiliare e la sua posizione all’interno di esso.  Vi sono specifiche difficoltà che dominano questa fase del ciclo vitale che, spesso, mette a dura prova la funzione genitoriale. Negli ultimi anni, ciò che preoccupa maggiormente i sistemi familiari – ma anche scolastici ed extra scolastici – è la diffusione di sintomatologie che accompagnano gli adolescenti, di natura depressiva ansiosa, con una manifestazione pressoché adulta. Questo determina una nuova emergenza in termini di salute mentale, ma anche una ridefinizione di ciò che le figure adulte devono essere in grado di affrontare come ruolo e funzione. 

La depressione rappresenta un’alterazione dell’umore caratterizzata da astenia, pianto, caduta della concentrazione, autosvalutazione, perdita di motivazione. Riconoscerla in adolescenza non è sempre semplice, in quanto, i cambiamenti fisici, ormonali e cognitivi, possono alterare l’umore, ma si tratterebbe di una condizione transitoria. La letteratura scientifica, invece, ha evidenziato una serie di sintomi, maggiormente invalidanti, come: rallentamento psicomotorio, disturbi psicosomatici, senso di impotenza ed inefficacia, isolamento, auto ed etero aggressività. Per molto tempo, la depressione è stata comunemente considerata una problematica di natura individuale. Soltanto negli ultimi venti anni si è cominciato a tenere conto del contesto interpersonale e i compiti di sviluppo nell’adolescenza hanno trovato una nuova ridefinizione. Come, ad esempio, la difficoltà nel processo di individuazione e di separazione dalle figure genitoriali; una rappresentazione negativa dell’immagine di Sé dovuta a un’esposizione massiccia ai social che può distorcere la percezione dell’immagine corporea; il dover affrontare stimoli esterni senza alcun filtro, generando un senso di smarrimento e confusione che rafforza un Sé instabile. 

La depressione degli adolescenti
mette a dura prova la
funzione genitoriale, generando un senso di impotenza, inadeguatezza e anche vergogna. Si fatica a chiedere aiuto perché si depotenzia la propria immagine genitoriale. Confrontarsi con una rete di professionisti aiuterebbe a formulare una diagnosi precisa, rallentare un decorso che in età adulta sfocerebbe in qualcosa di più serio. Per la famiglia sarebbe un’opportunità di ricostruire significati e nessi, e per modificare dinamiche disfunzionali, allontanando quel senso di solitudine che molte famiglie attraversano quando si trovano impotenti di fronte a un malessere di natura psichica. Tramite la rassicurazione e la comprensione – non l’allontanamento o il diniego – possiamo aiutare l’adolescente a costruire un’immagine di Sé maggiormente positiva che non solo l’aiuterà a superare un momento di difficoltà, ma sarà quella “base sicura” che lo accompagnerà da adulto di fronte a momenti di confusione.

*psicologa, psicoterapeuta familiare

11 febbraio 2023 – © riproduzione riservata

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