Le domeniche da zia Mariuccia | di Laura Russo

I cugini di mio padre vivevano in una enorme dimora di altri tempi, sempre piena di gente, la più disparata… dai mezzadri che curavano le loro terre ai dottori e professori che venivano da fuori città e stavano ore a conversare davanti al caffè o ad un liquore serviti a volte in salotto altre volte in modo informale nella enorme cucina dalla governante.  

L’abitazione principale aveva un enorme atrio con due grandi scale ai due lati, che si riunivano in cima unendo le due antiche abitazioni.

A sinistra, vivevano zio Vito e zia Elvira (cugini di mio padre che affettuosamente chiamavo zii) a destra, la madre di lui, zia Maria, detta zia Mariuccia. Signora di altri tempi, di grande charme e cultura che sovente trascorreva le sue giornate nella sua camera.

Il ricordo di lei è di una donna con grazia e signorilità, con questa camicia da notte impreziosita di merletti e pizzi, bianca come i suoi capelli raccolti con delle forcine di madreperla.

Aveva un enorme letto di ottone intarsiato con angeli e drappi, che lo decoravano tutto intorno. Ma l’angelo più bello era ai piedi del letto seduto comodamente su un fazzoletto anch’esso di ottone, la vite che lo teneva attaccato al letto era leggermente allentata e l’angelo si muoveva in avanti e dietro ogni qualvolta lo toccavo. Com’era bello con i suoi riccioli d’oro e il suo viso sorridente.

Amavo quella stanza incantata…

Al lato della finestra c’era una toeletta in legno intarsiato, dove zia spesso sedeva e guardandosi allo specchio aggiustava i suoi lunghi capelli bianchi. Vi erano piccoli monili preziosi, pettini, camei, spazzole in argento e profumi con pompetta poggiati su delicati centrini di pizzo.

Ad un lato, un tavolino con due piccole sedie, lì correvo appena arrivata e mi sedevo in attesa. Lei si alzava dal letto e veniva a sedersi al tavolino, mi sorrideva e parlavamo un po’. Infine giocavamo a carte, io e lei da sole.

Ci divideva quasi un secolo, eppure… trascorrevo ore in quella stanza senza tempo, senza annoiarmi mai. Cosa potesse unire una bambina ad una anziana signora, con un carattere a detta di molti non facile, non saprei, ma era un piacere… reciproco. Ero ammaliata dalla grazia con cui parlava e muoveva le sue sottili mani, una signorilità di altri tempi. Stavo lì ad ascoltarla per ore, completamente rapita dal suo mondo di ricordi.

Amavo ascoltare le sue meravigliose storie… Le storie di zia Mariuccia.

A Maria Russo Barlotti 

8 aprile 2023 – © riproduzione riservata

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