Cardi: mariano e benedetto
[di Simona Otranto – Erborista]
Il cardo mariano e il cardo santo o benedetto sono due piante diverse molto comuni, entrambe appartenenti alla grande famiglia delle Asteraceae, diffuse nelle campagne dal mare alle regioni submontane, tra i ruderi, ai margini delle strade, nei terreni incolti. Entrambe hanno importanti proprietà nutrizionali e terapeutiche a beneficio prevalente di un organo importantissimo nel nostro organismo, quello che può essere considerato un filtro: il fegato.
Il cardo mariano, Silybum marianum L. Gaertner, questo il nome scientifico, è una pianta erbacea biennale, spinosa, che nel primo anno produce una rosetta di foglie e nel secondo il fiore violaceo che può superare il metro e mezzo di altezza. La parte più interessante, dal punto di vista farmacologico, è costituita dai semi che si raccolgono tra luglio e agosto, quando i capolini cominciano ad appassire. Il cardo mariano è pianta nota ed utilizzata fin dall’antichità come antiemorragico e depurativo. Le radici hanno proprietà diuretiche e febbrifughe mentre le foglie, particolarmente ricche di sostanze amare e resine, hanno azione aperitiva. Dai semi si estrae un miscuglio di attivi noto come silimarina di cui la silibina è il prodotto maggiormente rappresentato. Importanti sono le proprietà rigeneranti, disintossicanti e protettive del fegato confermate da numerose recenti ricerche scientifiche. I derivati dei semi del cardo mariano sono oggi utilizzati nei disordini epatici, come coadiuvanti nelle epatiti e nelle cirrosi, nelle intossicazioni e negli avvelenamenti, nei disturbi della digestione collegati ad un anomalo funzionamento del fegato. La silimarina ha dimostrato un’attività antiepatotossica e antiradicali liberi, stimola la sintesi proteica e aumenta la capacità di rigenerazione delle cellule epatiche nei trattamenti di lungo periodo. Il cardo mariano viene, inoltre, utilizzato come componente aromatico e aperitivo per la preparazione dei liquori.
Il cardo benedetto o cardo santo, Cnicus Benedictus L., è una pianta erbacea annuale ampiamente coltivata nella regione mediterranea. Ignota fino alla metà del 1400 quando fu portata dall’India e donata all’imperatore Federico III per liberarsi dalle continue emicranie di cui soffriva e dalle quali realmente guarì (questo il motivo per cui la pianta fu chiamata santa o benedetta). La droga è costituita dalla parte aerea che si raccoglie, tra maggio e giugno, al momento di massima fioritura. Per le sue proprietà amaro-toniche e digestive anche il cardo benedetto rientra nelle preparazioni di vermouth e di amari. Nella pratica tradizionale erboristica questa pianta stimola l’appetito, favorisce i processi digestivi, aumenta la diuresi, depura l’organismo. Negli ultimi anni è stata provata un’attività antisettica che giustifica l’impiego come detergente e cicatrizzante di ulcere, piaghe e piccole ferite. L’utilizzo del cardo benedetto è limitato dal forte sapore amaro dovuto principalmente alla presenza di cnicina.
6 maggio 2023 – © riproduzione riservata