Una brutta giornata | di Enrica Suprani

C’è qualcosa di caldo che mi va giù nel collo, ho il maglioncino bianco… non voglio sporcarlo… sono lenta nei movimenti, il braccio non si muove… ho qualcosa che mi trafigge la schiena… è solo un attimo… poi, all’improvviso realizzo tutto.

Sono a terra, incastrata sotto il tavolo della cucina, tra le due sedie, non ha più senso pensare al maglione bianco, cerco di divincolarmi, ho una mano sporca di sangue mentre un rivolo mi scorre al lato della bocca.

Avverto il dolore su ogni centimetro del mio corpo, l’ultima cosa che ricordo netta è il tonfo della porta che sbatte, se ne è andato così Mario, assestandomi un calcio nella schiena, ho picchiato la testa in terra e devo aver perso i sensi. Da quanto tempo sarò qui, solo minuti o ore? E lui, mi avrà dato un ultimo sguardo pietoso prima di uscire? Cerco ti tirarmi su, il dolore mi stronca, mi trascino alla porta per mettere il gancio di sicurezza, potrebbe tornare a chiedermi scusa come ha fatto venerdì scorso, dopo quello schiaffo assestato con forza che mi ha reso sorda per qualche giorno. 

Ho bisogno di aiuto, ho un dolore trafittivo alla spalla che potrebbe essere rotta, ma Dio! Come ho fatto a perdermi in maniera così indegna per un uomo così, neppure lo sguardo nauseato delle mie amiche mi ha distolto, ho voluto sfidare loro e il mondo intero cadendo nella trappola di un amore malato. Che stupida, sono veramente stupida! Farnetico, voglio trovare a tutti i costi una giustificazione alla mia stupidità, mi chiedo: è colpa mia? Mario è forse malato e ha bisogno di aiuto? Dovrebbe andare in analisi?

No! Sono solo stupida, come sempre voglio trovare una giustifica a tutto quello che faccio di sbagliato nella mia vita, anche in questo preciso momento dovrei chiamare qualcuno per farmi aiutare e invece perdo tempo a capire un uomo che non può essere più capito. Lui è questo, non cambierà, oggi è capace di sparire per sempre senza neppure più tornare indietro a vedere se sono viva o morta. Il terrore mi assale. E se tornasse indietro davvero? Se ancora una volta verrà a chiedermi scusa?

All’improvviso torno lucida, non sento più il dolore fisico, neppure il caldo del sangue che ancora mi scorre, sono ferita in più parti, non vedo dove siano finiti gli occhiali, le pantofole. Mi aggrappo alla spalliera della sedia e raggiungo il bagno, devo trovare la forza di guardarmi allo specchio per capire come sono ridotta, poi cercherò il telefono e mi farò aiutare da Linda, sopporterò il suo sguardo di pietoso rimprovero per l’ultima volta. Ora lo giuro, lo giuro al mio Dio, è davvero l’ultima volta in cui mi sentirò stupida, so che Linda mi aiuterà a trovare un altro posto dove andare a vivere e dove andare ad abitare. E poi… domani… domani ti telefono mamma, ti chiederò perdono per questi tre mesi trascorsi senza sentire la tua voce e mai più passerà giorno senza che io non ti chiami, te lo prometto sai, te lo prometto!

20 maggio 2023 – © riproduzione riservata

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