Pizza all’Anas

[di Ernesto Giacomino]

E niente, hai voglia a dirmi che mi lamento solo perché non me lo ricordo, il manicomio che c’era all’uscita dell’autostrada prima del nuovo svincolo. Le code già da Pontecagnano, eh sì, che anziché starsene in fila a tempo indeterminato conveniva più allungarsi a Eboli e tornare indietro.

E ok, come dire: non l’ho dimenticato, non lo rimpiango, non rinnego il sollievo di quando finirono i lavori. Ma abbiamo tutt’al più tamponato, messo una pezza. Non risolto, quello assolutamente no. Ed è inutile dire: meglio questo che niente. Un’affermazione che poteva starci se avessimo speso, che ne so, sessant’euro di birilli da inchiodare a terra per canalizzare il traffico. Se fossero stati messi là tre o quattro ausiliari nelle ore di punta; se ci fossimo inventati un senso unico ad alternanza, semaforico, investendoci sì e no il costo d’un timer e qualche lampadina.

Sono stati spesi quasi quaranta milioni d’euro, invece. Quaranta milioni non per debellare definitivamente una piaga che ci affliggeva da oltre mezzo secolo, ma semplicemente per spostare la coda in direzione Sud da una corsia all’altra. Per alleviare il percorso esclusivamente dei mezzi diretti a Belvedere o al centro di Battipaglia, a discapito di chiunque altro debba proseguire per la variante: che sia diretto in un altro Comune o semplicemente in zona Taverna e rioni limitrofi.

Per cui niente, mi dispiace: io il successo di quest’investimento, a dodici anni dal suo completamento, continuo a non vederlo. Peggio: esistesse un campionato tipo “Grandi Opere Deludenti”, a questo svincolo gli cucirei lo scudetto in petto. Primo posto meritatissimo, inamovibile. Definitivo.

Sarà perché giova poco, creare e velocizzare una carreggiata di disimpegno verso la Statale 18 se poi, non appena ridisceso il cavalcavia, più che su una strada ti ritrovi in un videogioco: ché già per superare la prima rotatoria altezza Lidl-rione Turco pare occorra aver sbloccato almeno due livelli precedenti e aver liberato la principessa dalla torre sospesa. Poi, passata quella, acquisiti i necessari potenziamenti di armi e incrementate le vite disponibili, si è promossi a giocatore “expert” e si possono affrontare, in serie: la micro-rotonda per genitori ansiosi in assetto d’accompagnamento di prole al Mc Donald’s, un intero anello di Saturno messo ad agevolare la svolta verso lo stadio (non funzionante), una rotatoria rallentatrice dei pericolosissimi carrelli della spesa dell’MD, le aiuole-strettoia (con tanto di indisturbati parcheggiatori in doppia fila) al congiungimento tra variante e via Rosa Jemma. E poi finalmente via, verso le sempre più imponenti code a Campolongo, Cioffi, Santa Cecilia, Ponte Barizzo.

A che serve, insomma, velocizzare uno svincolo che nel giro d’una manciata di chilometri confluisce comunque su cotanto – perenne, irrisolvibile – disagio? A che serve allargare la base dell’imbuto se il collo resta uguale? A che serve refrigerarsi prima d’imbucarsi all’inferno?

Chissà: magari c’era un quadro più d’insieme, da vedere; un complesso di azioni complementari mai messe in atto e neanche prese in considerazione. Fatto sta che quaggiù anche quest’anno, parafrasando i Collage, “ritorna un’altra estate, ricomincia un altro orrore”. 

22 luglio 2023 – © riproduzione riservata

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