Bocconcino e Fiaschello | di Crescenzo Marino

Due giovani costretti dalla vita a crescere troppo in fretta, con le mani già colme di sacrifici ma con gli occhi luminosi di speranza, erano finiti in uno di quegli amori viscerali e profondi che leniscono le ferite laceranti e librano le ali. Vivevano felici sulla riva del fiume Tusciano, ai piedi di una collina dove si ergeva maestosa la Castelluccia che dominava la città e tutta la piana del Sele, in un podere della Riforma Fondiaria, nel luogo che aveva segnato la loro vita e il loro destino. Fortemente attaccati al territorio ne conoscevano ogni anfratto e lo proteggevano per goderne l’incanto e i suoi tanti frutti senza sconvolgere l’armonia dell’alternarsi delle stagioni. Nelly, da tutti chiamata Bocconcino per il suo incarnato chiaro, vent’anni, bella come la luna, capelli lunghi e mossi color del grano, si occupava della casa e degli animali e in particolar modo delle bufale; e Vincenzo, soprannominato Fiaschello per la pelle perennemente rossa di sole, venticinque anni, alto e forte, curava la coltivazione dell’orto e la piantagione di pomodori. Rigorosamente insieme poi, con la stessa inenarrabile passione che avevano l’una per l’altro, producevano in modo artigianale e con il solo latte delle proprie bufale, secondo l’antica tradizione tramandata nelle loro famiglie da generazione in generazione, l’oro bianco di Battipaglia, il cibo preferito dagli dei, la mozzarella. Un formaggio a pasta filata con una leggera sfumatura acidula che poi riponevano in canestri di vimini insieme a ramoscelli di mirto selvatico che ne esaltavano il sapore. Una meraviglia per il palato, per i sensi, per l’umore. Bianca, lucente, senza crosta, morbida, invitante, seducente e impossibile da non mordere per riempirsi la bocca di latte fresco, del profumo dell’erba bagnata e dei sapori della campagna dorata dalle spighe e dal respiro del sole. 

Grazie alla straordinaria bontà, la fama del loro prodotto aveva oltrepassato i confini comunali, provinciali e regionali. E così ogni giorno una moltitudine di buongustai arrivava al loro podere da ogni dove per riuscire ad acquistare le mozzarelle, a loro dire le più buone del mondo, ma spesso dopo ore di fila erano costretti ad andar via a mani vuote perché, arrivato il loro turno, erano già finite. Bocconcino e Fiaschello continuarono per anni a mozzare a mano quella morbida pasta e, grazie a loro, tutti nel mondo cominciarono ad associare Battipaglia alla mozzarella e viceversa. Molti tentarono di imitarla, ad Aversa, a Paestum, a Eboli, nel Lazio e in Puglia, ottenendo spesso un buon prodotto, ma nessuno mai fu capace di portare sulle tavole imbandite di ogni luogo sulla terra qualcosa che ricordasse, almeno un po’ anche lontanamente, il sapore unico della preziosa ed inimitabile regina di Battipaglia.

23 settembre 2023 – © riproduzione riservata

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