Fos e Nexans, il futuro appeso a un cavo
[di Stefania Battista]
Una crisi annunciata e globale. A risentirne per prime, dopo i timidi segnali di ripresa nell’immediato post covid dell’estate scorsa, sono le due grandi multinazionali presenti a Battipaglia: la Prismyan e la Nexans. La prima nello stabilimento battipagliese della Fos produce fibra ottica; la seconda, sempre a Battipaglia, cavi elettrici di bassa e media tensione.
Due settori collegati alla grande industria, all’espansione, alla digitalizzazione e agli investimenti delle imprese italiane e straniere. In Fos i 289 dipendenti sono finiti in cassa integrazione con un accordo firmato in Confindustria il 5 ottobre. L’alternativa prospettata ai lavoratori era il blocco totale della produzione. La cig scatterà per 13 settimane, dal 16 ottobre al 14 gennaio, sarà a rotazione. Intanto, 70 lavoratori interinali sono stati già sospesi dallo scorso primo settembre, e circa 200 lavoratori dell’indotto sono ovviamente a rischio. Ma i timori che si tratti solo di un preludio alla chiusura non sono infondati.
Stessa situazione di crisi si respira in Nexans dove i 180 lavoratori dell’azienda sono in cassa integrazione per tredici settimane. A mancare sono state le commesse Enel che costituivano finora circa il 50% della produzione Nexans. Enel afferma di avere giacenze. Anche qui i sindacati temono che si tratti solo del preludio ad una chiusura totale.
La decisione di far ricorso agli ammortizzatori sociali, sebbene dia in entrambi i casi un po’ di respiro ai lavoratori che si sono duramente battuti per ottenerla attraverso i sindacati, non appare una vittoria ma, in mancanza di piani industriali alternativi che possano riconvertire la produzione o renderla competitiva con la concorrenza straniera, solo il rinvio di un destino annunciato.
Ne abbiamo parlato con Antonio Visconti, presidente Asi, che ha seguito da vicino, anche negli anni scorsi, la situazione delle industrie presenti a Battipaglia.
«Purtroppo la crisi è globale. Anche la Germania è in recessione. La guerra in Ucraina, sfruttata anche come pretesto da una finanza senza scrupoli che ha avviato speculazioni sui prezzi, a cui si è aggiunta in questi giorni l’ulteriore crisi israelo-palestinese, hanno purtroppo risvolti su produzioni che si fondano sulla capacità di investimento delle grandi imprese. Se le aziende non investono chi avrà bisogno di fibra ottica o di cavi elettrici? E soprattutto chi guarderà alla qualità italiana e non al costo? Per la Fos ad esempio – racconta Visconti – partecipai due anni fa al tavolo ministeriale in cui chiedemmo di salvaguardare come in Francia la produzione di alta qualità italiana, bastava inserire nelle gare requisiti tecnici che i cinesi non possono rispettare. Ma ci risposero di non poterlo fare. Open Fiber non sta utilizzando neppure un metro di fibra ottica italiana. Quanto ai cavi Nexans il discorso è simile: chi ha bisogno in questo momento di milioni di metri di cavi di alta qualità? Le grandi aziende sono ferme. E man mano ne risentiranno anche le piccole».
Un’analisi che non lascia presagire nulla di buono per il tessuto industriale che aveva fatto di Battipaglia una città fiorente e ricca…
«Per le multinazionali occorre un intervento statale – afferma Visconti – quindi si può fare ben poco a livello locale. A Battipaglia dobbiamo puntare sulle nostre eccellenze: mi riferisco in particolare all’agrindustria. Ci sono imprenditori locali che hanno progetti di espansione, che sono radicati sul territorio e che ne conoscono potenzialità e risorse. Anche intorno al progetto del Polo del freddo c’è già un grande interesse. Ormai pensare ancora a Battipaglia come polo petrolchimico o dell’automotive è anacronistico, occorre riconvertire le produzioni».
Nella foto: lo stabilimento Fos di Battipaglia
21 ottobre 2023 – © riproduzione riservata