Alloggi Iacp Futura, una tegola sugli assegnatari

[di Carmine Landi]

Circa dodicimila euro per tenersi un tetto sulla testa. Circa, perché oscilla tra un minimo di 11.000 e un massimo di 13.500 euro – mentre gravita intorno ai novemila euro per ciascun titolare d’attività commerciale – la spesa che ognuna delle 112 famiglie che vivono nelle quattro palazzine d’edilizia residenziale pubblica che troneggiano su via Compagnoni, località Belvedere di sopra, dovrà sostenere per tenersi un tetto sulla testa. E per mettere una pietra sopra i pasticci del passato. Con annesso “prendi due, paghi uno”: rimpinguando il gruzzolo con un’aggiunta che varia tra i 1.800 e i 2.700 euro, lo status di “assegnatario” diverrà di “proprietario”.

L’ultimo atto della querelle Iacp Futura è scandito da una delibera approvata nei giorni scorsi dalla giunta guidata dalla sindaca Cecilia Francese: «Ho dovuto far fronte all’ennesimo debito fuori bilancio figlio di precedenti amministrazioni», dice la prima cittadina. Parole che, tutto sommato, oltrepassano il banco di prova del fact-checking, perché il grosso del pastrocchio risale al quinquennio compreso tra il 1999 – quando il Consiglio comunale approvò il programma d’intervento di edilizia residenziale pubblica e sociale – e il 2004. Nell’anno della Grecia campione d’Europa di calcio, infatti, mentre i tecnici comunali determinavano in 627.000 euro l’indennità d’esproprio provvisoria da riconoscere ai proprietari dei 37.116 metri quadri sui quali innalzare le palazzine (gli eredi Barra), la famigerata Iacp Futura (società pubblico-privata, partecipata anche dall’Istituto autonomo per le case popolari) decise di depositarne appena 54.809 euro.In Comune, tra costernazione e indignazione, si decise comunque di firmare il decreto d’occupazione. I privati, come accade sovente in casi simili, attivarono una procedura giudiziale contro l’indennità d’esproprio dinanzi alle toghe della Corte d’Appello di Salerno. A ragion veduta, perché “poi” i magistrati hanno ordinato un risarcimento plurimilionario a favore dei proprietari. È il “poi” il problema, perché la pronuncia è arrivata nel 2019, quando Iacp Futura – che comunque non appose la controversa firma, Anno Domini 2004 – era fallita. E quindi ad affrontare il salasso è rimasto solingo il Comune di Battipaglia (che comunque per un errore – e questo, invece, risale all’era Francese – legato ai ritardi nella presentazione dell’istanza in tribunale, ad ora non può rivalersi d’alcunché sulla Curatela fallimentare di Iacp Futura, vista la mancata ammissione alla massa passiva): un redde rationem da 3,1 milioni di euro, versati tra aprile e luglio 2021 sui conti degli eredi. Soldi che soltanto virtualmente sono stati prelevati dalle casse di Palazzo di città: per saldare, infatti, il Comune al tempo in riequilibrio finanziario ha contratto un mutuo con Cassa depositi e prestiti. E chi presta tempesta: il danaro va recuperato, ma non può essere prelevato dal salvadanaio della collettività, perché negli alloggi di Belvedere di sopra vivono solo 112 delle quasi ventimila famiglie battipagliesi. E uno dei principi della pubblica amministrazione – applicato anche per le cappelle del nuovo cimitero, per esempio – è che il conto d’alcuni non possono pagarlo tutti.

Una beffa per chi vive in via Compagnoni e si ritrova costretto a “ri-prendersi” casa. La giunta ha ratificato due relazioni a firma dell’ingegner battipagliese Carlo Caggiano, esperto incaricato dall’ingegnere capo Carmine Salerno, dirigente dell’Ufficio tecnico municipale. In calce ad entrambe ci sono gli elenchi di 112 famiglie: nella prima, lunga 35 pagine, vengono quantificate le debenze relative ai diritti di superficie. “Maggiori indennità espropriative”, questa la dicitura precisa. Non sono stati calcolati sull’intera area espropriata (i 37 mila metri quadri di cui sopra), ma solo sui suoli strictu sensu interessati dall’intervento d’edilizia agevolata, ossia 9.440 metri quadri. Valgono 1,6 milioni di euro, da ripartire in capo a ognuna di quelle famiglie: circa novemila euro per i commercianti, tra gli undicimila e i 13.500 per i condòmini. 

Su specifica richiesta dell’Ente, poi, Caggiano ha depositato una relazione suppletiva, 45 pagine: è quella che definisce il surplus che va pagato da chi vuole diventare proprietario: in questo caso il totale per l’intero complesso residenziale è di 329.648 euro. Un importo (tra i 1.800 e i 2.700 euro per famiglia) da ripartire tra le varie unità immobiliari di Belvedere. «Se la legge me ne dà facoltà, vorrei consentire – spiega la Francese – una rateizzazione spalmata il più possibile, perché in un periodo del genere spese simili non sono affare semplice». L’intento è quello di far pagare tra i 100 e i 150 euro ogni 30 giorni, spalmando su 84 mensilità esborsi ad oggi dilatabili al massimo in 60 mesi. E la sindaca chiosa: «Non ho fatto nessun salasso. Devo mettere tutto a posto, restituendo ai condomini il pieno diritto sulle case: ne sono personalmente responsabile dinanzi alla Corte dei conti».

4 novembre 2023 – © riproduzione riservata

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