I traditori della patria

[di Rodolfo Pierri]

Dopo aver scritto su questo giornale (numero 402 del 14.1.2023) della scellerata iniziativa del Governo Meloni in tema di “autonomia differenziata” delle Regioni, il 23 gennaio scorso il Senato ha approvato il relativo disegno di legge, che è ora alla Camera per il definitivo via libera.

Chi ha capito di cosa veramente si tratta parla di legge “spacca Italia” e di “secessione dei ricchi”; i parlamentari meridionali che compattamente hanno votato (e voteranno) a favore di questa legge sostengono, invece, che le nuove disposizioni consentiranno al Sud di dimostrare quanto vale e che non c’è alcun pericolo per le condizioni del Meridione, prevedendosi anche l’attivazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep).

Il Sud, dopo essere stato depredato dallo Stato dal 1861 ad oggi, non può dimostrare il proprio valore se non vengono prima colmati gli squilibri accumulatisi e gli siano destinate le risorse dovute. I Lep, poi, non servono a niente, in quanto:

• non basta determinarli, ma vanno finanziati. Se però le risorse complessive dello Stato si riducono (perché le Regioni che aumentano l’autonomia ottengono una superiore quota di tasse prodotte in loco, stimata in decine di miliardi di euro), ovviamente i finanziamenti adeguati per eliminare le differenze e garantire le prestazioni pur solo “essenziali” non ci saranno;

• si riferiscono solo ad alcune prestazioni, tant’è che, tra le 23 materie trasferibili alle Regioni, i Lep saranno individuati solo per 14 (per esempio, la protezione civile e la previdenza integrativa ne saranno prive);

• riguardano condizioni “minimali”, non certo prestazioni “ottimali”, di “eccellenza”;

• la determinazione si farà sulla base dei dati storici degli ultimi anni, cristallizzando quindi i disequilibri attuali;

• sono determinati e finanziati nel settore sanitario sin dal 2001 (i Lea, livelli essenziali di assistenza), ma sappiamo quali sono le condizioni della sanità al Sud, frutto soprattutto di una distribuzione iniqua di risorse.

Il bilancio statale della sanità non copre integralmente il costo dei Lea e al Sud tocca sempre di meno. Nel 2021, la media nazionale di spesa pubblica sanitaria per abitante per la gestione corrente è stata di € 2.140; ma al Friuli Venezia Giulia sono andati € 2.543 pro-capite, all’Emilia Romagna € 2.495, al Veneto € 2.269 e alla Campania € 1.818 (idem nel resto del Mezzogiorno). Inoltre, la media nazionale in conto capitale (per investimenti nel settore sanitario) è stata di € 41 per abitante; ma al Veneto sono andati € 63 a testa, al Friuli € 60, all’Emilia € 47 e alla Campania € 18 (Svimez, Report Un Paese, due cure, febbraio 2024).

Con l’autonomia differenziata questa situazione si aggreverà enormemente per la sanità e per tutti gli altri comparti, per cui il Sud morirà. 

Chissà se i parlamentari meridionali corresponsabili di questo nefando proposito sono consapevoli che Dante collocò i traditori della patria nel punto più profondo dell’inferno, il IX cerchio, nella zona denominata Antenora, dal nome del troiano che tradì la sua città (e poi divenne capostipite dei veneti, fondando Padova).

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