Furto a San Gregorio VII

[di Carmine Landi]

«Possono rubare tutto, ma non ciò che conta». Parole scritte da don Michele Olivieri, parroco di San Gregorio VII, in risposta ai messaggi di vicinanza dei solidali confratelli, tutti i sacerdoti di Battipaglia, venuti a conoscenza del maxi-furto nella casa canonica del rione Sant’Anna. La banda della Lancia Delta nera: la cercano gli agenti del locale commissariato della Polizia di Stato diretto dal vicequestore Giuseppe Fedele. Le telecamere parrocchiali hanno ripreso l’automobile utilizzata dai sei malviventi – una vedetta e cinque manovali – autori del colpo grosso. Un bottino di almeno 40 mila euro: i ladri, armati di flex, hanno sciolto come burro la porta della cassaforte nella camera del parroco. Un furto pianificato. I manigoldi sono entrati in azione alle 20 di venerdì primo marzo: sapevano che c’era la Via Crucis quaresimale e che i preti si sarebbero attardati in chiesa. I banditi sono saliti dalla scala esterna che conduce alla casa canonica e alla torre campanaria. Hanno forzato la pesante porta esterna dell’abitazione e sono andati a caccia di soldi nelle camere da letto: nella stanza di don Michele hanno rimosso un quadro ed hanno rinvenuto la cassaforte. Dapprima hanno cercato di scassinarla, poi hanno bruciato il ferro con il flex. E arraffato decine di migliaia di euro in contanti: ce n’erano 40 mila della parrocchia (anni di questua, spiccioli convertiti in banconote) e c’erano alcuni risparmi del parroco. Si sono intrufolati pure nella stanza del vice, il giovane don Mirco Vitale, impadronendosi di 500 euro suoi e d’altri 300 destinati ai giochi estivi per i ragazzi. Il tutto in soli 15 minuti. Don Michele, rincasando, ha cercato di bloccare i ladri. Inutilmente: uno dei manigoldi (tutti con sciarpe in volto e cappucci sulla testa) gli ha sbattuto la porta in faccia, un altro gli ha rifilato una sprangata sulla spalla. Poi si sono precipitati verso il piazzale dell’oratorio: don Mirco li ha inseguiti e aveva agguantato il borsone con la refurtiva. Invano: s’è preso un pugno alla tempia. La banda della Delta s’è dileguata lungo via Manzoni. La carnagione era olivastra, l’accento pareva arabo. «Il Signore – il commento di don Michele – li perdonerà». 

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