Un cuore speziato | di Fausto Bolinesi

Camminava a passo svelto non perché avesse fretta, anzi era in anticipo, ma perché era contento, tanto che il suo si sarebbe potuto definire un passo euforico. Era un ragazzo intelligente e come tale si rendeva conto di quanto fosse fortunato. La sua era una famiglia agiata e i genitori, persone aperte e illuminate, lo avevano educato al rispetto del prossimo e ai valori della tolleranza e della democrazia. Il curriculum scolastico era brillante e gli esami di maturità scientifica che di lì a un paio di mesi avrebbe dovuto sostenere non lo preoccupavano. 

Meno brillante era il curriculum della ragazza, di due anni più giovane, che non era più una semplice compagna di scuola da quando un mese prima, su una panchina nell’angolo della villetta comunale affacciato sul fiume, si erano scambiati quel bacio che per lei era stato il primo in assoluto. Sì, nonostante fosse una bella ragazza con un viso simpatico su un corpo forse un po’ rotondetto, non era mai andata oltre i rapporti di una normale amicizia con i ragazzi che si erano interessati a lei. Proveniva da una famiglia, più che tradizionale, tradizionalista, e l’educazione costellata da pregiudizi che aveva ricevuto risentiva del livello culturale non alto dei genitori. E proprio uno di tali pregiudizi tornò in mente a lui in quel mite pomeriggio di aprile, sentendo nell’aria gli odori provenienti dalle abitazioni in cui si preparava la cena e che testimoniavano la presenza nella città di una comunità sempre più multietnica. Varietà di odori che, al pari della visione di un paesaggio multicolore, considerava una bellezza, oltre che una ricchezza e una fortuna perché gli avevano insegnato che in natura la variabilità è il motore della vita. Questo era l’unico argomento sul quale si era trovato a discutere anche animatamente con colei che avrebbe rivisto da lì a un’ora. Infatti, proprio riferendosi a tali odori, lei li trovava sgradevoli, soprattutto quelli della cucina indiana molto speziata e arrivava a sostenere che alcuni popoli portano addosso l’odore del loro piatto tipico. Lui aveva riso a queste affermazioni che considerava solo frutto di razzismo inconscio e le aveva consigliato di valutare altre caratteristiche come l’abbigliamento o anche l’eleganza del portamento. 

Con questi pensieri varcò l’ingresso della villetta. Era in anticipo di quasi un’ora sull’orario previsto dell’appuntamento, ma si diresse comunque verso la panchina del primo bacio per godersi il piacere di attendere lei al rilassante rumore della corrente del fiume. Guardò verso quel sedile giusto in tempo per assistere all’inaspettato finale di un bacio, non si sa quanto tempo prima iniziato, che lei si scambiava con un ragazzo che la salutò e si avviò verso l’uscita. Il ragazzo passò accanto a lui, restato immobile, che non poté fare a meno di notare Il portamento elegante e in qualche modo nobile che gli ricordò quello di un indiano, tanto che gli sembrò addirittura di sentire un odore di spezie. La soddisfazione del democratico illuminato derivante dalla constatazione che era riuscito evidentemente a sconfiggere i pregiudizi razziali della ragazza amata, addolcì solo in parte l’amarezza del ragazzo tradito.

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