Quer pasticciaccio brutto de via Domodossola

[di Francesco Bonito]

Due settimane fa 49.976 battipagliesi erano ormai rassegnati: in pieno centro, a pochi passi da un liceo frequentato da migliaia di studenti, a ridosso del fiume Tusciano, a 30 metri da un incrocio e a ridosso di due condomini, avrebbero presto visto spuntare una grande stazione di servizio con decine di pompe per il rifornimento di carburante. Stimando in 50.000 i residenti a Battipaglia, con un’approssimazione che volutamente sfocia nel paradosso, indico in due dozzine le persone favorevoli: la sindaca e gli assessori che avevano votato la contestata convenzione con l’imprenditore stabiese, i consiglieri comunali che avevano convintamente approvato il progetto (sarò perdonato se non uso un lessico tecnico-burocratico), un paio di autorevoli opinion leader che avevano difeso a spada tratta, in conferenza stampa e in televisione, l’idea di un distributore di carburante in un posto così inadeguato.

Quando tutto sembrava andare ineluttabilmente nella direzione auspicata dai 24 sostenitori della “pompa del popolo” (il goliardico nome affibbiato dai più all’avversato impianto è dovuto al fatto che l’istanza rivolta agli uffici comunali è stata caldeggiata dal sedicente “uomo del popolo”, noto opinionista che nell’affaire ha svolto il ruolo di accreditato lobbista), una mattina ci siam svegliati e abbiamo trovato… il terreno destinato a ospitare l’autorizzato impianto… sequestrato dalla Guardia di Finanza. Non solo. Il giorno dopo i 50.000 battipagliesi (i 49.976 contrari e i 24 favorevoli) hanno appreso dai quotidiani che l’imprenditore, accolto con grande ospitalità dalla nostra amministrazione comunale, era stato arrestato. Se non conoscete ancora i dettagli di una vicenda che ora è giudiziaria, voltate pagina e leggete l’articolo firmato da Carmine Landi. Vi anticipo solo che il terreno, ritratto in prima pagina sullo scorso numero e su questo, è stato – secondo la tesi del Pm – acquistato con i proventi di attività illecite molto gravi. In parole povere, il distributore di carburante e l’annesso bar ristorante sarebbero serviti principalmente a riciclare danaro di provenienza illecita. “Rifornimento e autolavaggio”, insomma; ma sarebbe stato un titolo fin troppo scontato. 

Mentre scrivo non sono note reazioni ufficiali da Palazzo di città: non una dichiarazione, né un comunicato stampa. Tanti si chiedono il perché di questo inopportuno silenzio. Fra i tanti ci siamo anche noi di Nero su Bianco che da mesi seguiamo con stupore misto a indignazione la vicenda, increduli. Com’è stato possibile “assecondare” (ho scelto con cura il verbo) con tale “ostinazione” (scelgo con cura anche il sostantivo) un progetto così sgradito ai cittadini di Battipaglia? Com’è stato possibile non avere dubbi su interlocutori che avevano depositato inizialmente una documentazione – per usare un eufemismo – “imprecisa”? Perché non ci si è opposti? Perché anche in giudizio non si è scelto di stare dalla parte dei cittadini? Mancava l’autorità per farlo?
Certo, anche in questa occasione, è mancata l’autorevolezza. 49.976 cittadini, dopo non essere stati ascoltati, attendono risposte. 

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