Distributore: arrestato l’imprenditore, sequestrata l’area

[di Carmine Landi]

Se Catello Cascone, classe ’98, non avesse mai acquistato 6.676 metri quadri di terra sulla sponda sinistra del fiume Tusciano, al confine con il liceo Medi, in via Domodossola di Battipaglia, con l’intento d’edificarci la maxi-stazione di servizio più osteggiata di sempre, forse non sarebbe venuto alla luce il sodalizio criminale capace d’accumulare milioni di euro dal favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ipotesi di reato, quest’ultima, estranea all’operato del giovane imprenditore stabiese, che da anni vive a Scafati: il 26enne, che dall’alba del 10 luglio è in carcere, è indagato per impiego di danaro di provenienza illecita, con l’aggravante transnazionale. Soldi ripuliti per conto di Decimo Viola, dominus dell’organizzazione. Nel fiume di danaro riciclato, stando alla ricostruzione di Francesca Fittipaldi, Pm della Dda di Salerno, e dei finanzieri di Battipaglia, agli ordini del capitano Agostino Fasulo, ci sono pure i 220 mila euro sborsati dalla “Cascone C.” per impadronirsi di quel terreno. Inclusi i 4.402 metri quadri promessi al Comune di Battipaglia sotto forma d’oasi fluviale, l’opera di compensazione assicurata (con tanto di controversa convenzione approvata dalla giunta Francese) in cambio della maxi-stazione di servizio con 20 erogatori di benzina e diesel accanto al liceo. Condizionale più che d’obbligo, perché ciò che fino a pochi giorni fa pareva ineluttabile pare oggi molto improbabile. Il fondo in questione il 10 luglio scorso è stato sottoposto a sequestro preventivo (i sigilli potrebbero essere rimossi solo qualora i giudici del Riesame, e in ultima istanza quelli della Corte di cassazione, accogliessero un ricorso dei legali di Cascone). Altrimenti si dovrà attendere che il Pm eserciti l’azione penale. E poi un eventuale processo. Il primo grado, forse il secondo, magari la Corte suprema. Passerebbero anni. 

Proprio il clamore mediatico scatenato dal progetto dell’area di servizio in via Domodossola ha incuriosito gli investigatori. Le fiamme gialle, seguendo i soldi, hanno scoperto una tratta transnazionale d’esseri umani. Hanno appurato che un giovane «senza capacità reddituale» (parole del Gip) non avrebbe mai potuto acquistare autonomamente quel terreno, né progettare la realizzazione d’una stazione di servizio. Hanno certificato che i soldi arrivavano dalle altre società “riciclatrici”, venivano utilizzati per estinguere le cambiali per l’acquisto del terreno e poi, ripuliti, venivano restituiti a una delle imprese di Viola tramite bonifici di rientro. 

L’inchiesta ha portato in carcere 13 persone, incluso Cascone Ferdinando, padre di Catello (in passato condannato per favoreggiamento e associazione di stampo mafioso: agevolò la latitanza del boss stabiese Ferdinando Cesarano) e altre 23 ai domiciliari (compresa Claudia Spinelli, classe ’70, madre dell’imprenditore 26enne). 

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