L’affare Cofaser divide la maggioranza
[di Carmine Landi]
Più di 14 anni. Tempo trascorso dal 24 giugno del 2010, giorno che segnò indelebilmente i rapporti tra il Comune di Battipaglia e una sua creatura: il Cofaser, Consorzio farmacie servizi, costituito nel lontano 1998 con i sindaci di Sarno e di Mercato San Severino. Nel dì che cambiò ogni cosa, il Consiglio comunale (il sindaco era Giovanni Santomauro) deliberò fermamente e per la prima volta di recedere dal Cofaser. Il tempo è passato inesorabilmente: nuovi provvedimenti di recesso, azioni legali al cospetto dei giudici amministrativi e di quelli civili, affidamenti d’incarichi, protocolli d’intesa, concordati preventivi e non, ma a Palazzo di città non si sono ancora riappropriati delle tre farmacie dislocate tra via Ionio, via Baratta e via Rosa Jemma. E con ogni probabilità non lo faranno almeno fino alla fine del prossimo anno: lo prevede la proposta deliberativa che la frammentata maggioranza della sindaca Cecilia Francese fatica ad approvare. Sulle divergenze riferite al futuro delle farmacie, come confermato pure dalle accuse al vetriolo del consigliere d’opposizione Luigi D’Acampora, si starebbe lacerando la coalizione. La proposta deliberativa, che il dirigente dell’Ufficio tecnico, l’ingegnere capo Carmine Salerno, ha approntato fin dal 13 giugno, prende piede dalle risultanze degli studi di fattibilità a firma dell’avvocato Fabrizio Murino, che ha passato al setaccio i possibili scenari delle farmacie comunali nel post-Cofaser, definendo costi e tempi. Tra le possibilità in gioco, a Palazzo di città hanno optato per la concessione: affidamento delle farmacie ai privati, obbligati ad assorbire il personale (12 dipendenti: quattro per ciascuna farmacia) per un ampio lasso temporale e a versare un canone annuo al Comune. La proposta deliberativa non scende ancora nel dettaglio della procedura aperta da indire: la affida alla giunta e agli uffici fornendo precisi indirizzi. Il dossier Murino, però, alla voce del verbo “concedere” coniuga un periodo di 15 anni e un canone annuo di 110 mila euro (1,6 milioni per l’intero lasso temporale) per le tre farmacie. Insieme. E qui si consumerebbe buona parte della battaglia, perché alcune anime della maggioranza, forse per propiziare una più ampia partecipazione, gradirebbero lo spacchettamento delle farmacie in tre lotti. Negli uffici, tuttavia, non ritengono di poter spezzettare l’esiguo cumulo d’appena tre presidi sanitari. E qui si sarebbero consumate le prime frizioni. In occasione d’una commissione consiliare congiunta è finita nel mirino la scelta (poi adottata comunque dalla Francese) di portare in aula una proposta che definisse fin d’ora la futura modalità di gestione (concessione): Gabriella Nicastro Mellone chiedeva di limitarsi all’approvazione dello schema d’accordo tra Comune e Cofaser per poi rinviare a un secondo momento la discussione, e d’affiancare all’ingegner Salerno i dirigenti dell’Avvocatura e dell’Area finanziaria. Il capo dell’Ufficio tecnico, a quel punto, s’è detto ben lieto di condividere con i colleghi un simile fardello purché, tuttavia, passi in capo ai nuovi responsabili dei procedimenti pure l’accordo per la gestione transitoria, viste le salate sanzioni previste laddove si sforassero i termini preventivati. L’accordo prevede che la gestione rimanga in capo a Cofaser fino al 31 dicembre 2025. Il Comune, però, vanta sul Consorzio un credito di poco meno di 490 mila euro: per dare un’idea dei ritardi figli della crisi politica, il piano di rientro nell’accordo mai approvato prevedeva che il Cofaser pagasse il 10% già entro il 30 giugno scorso, per poi saldare il resto in 120 comode rate mensili a partire da Capodanno 2025. Solo che, se entro il 31 dicembre 2025 il Comune non avviasse la nuova gestione post-Cofaser delle farmacie, la rateizzazione verrebbe sospesa e il canone in capo al Consorzio verrebbe azzerato. Dopo oltre 15 anni.
4 settembre 2024 – © riproduzione riservata