Battipagliese: tre partite, tre vittorie

[di Nino Iesu]

La bellezza del calcio sta nelle piccole cose, nei piccoli gesti. Il ritorno di Francesco “Ciccio” Ripa alla Battipagliese è quella fiammella di entusiasmo, speranza, sogno che racchiude, appunto, la bellezza del calcio. Un ragazzo di Battipaglia, cresciuto tra i vicoli, quando le ginocchia si sbucciavano ancora per raccogliere un pallone incastrato sotto a una macchina e quando le albe e i tramonti si vivevano con una palla tra i piedi. Partito da qui, appunto, per trovare fortuna, gloria in categorie importanti, in piazze prestigiose. Per poi concludere la sua parabola, sempre ascendente, mai discendente, lì dove tutto è cominciato: qui, nella sua, nella nostra Battipaglia. E uno di quei piccoli, grandi gesti di cui vive il calcio si è compiuto domenica scorsa, tra le montagne irpine, a Cervinara per la precisione. “Ciccio” Ripa fa gol alla prima in campionato e per prima cosa bacia lo stemma presente sulla maglia (vedi foto). Quello stemma tatuato sul cuore. Per lui, tifoso prima ancora che calciatore. Per lui, capitano honoris causa di una squadra che non si pone limiti, guidata dal solito condottiero Jury Calabrese che vive alla giornata, anzi, come dice lui, “di partita in partita”. 

L’inizio è incoraggiante: tre partite (due di coppa Italia e una di campionato), tre vittorie. Le prime uscite stagionali raccontano una Battipagliese in crescendo, con ben chiara la sua identità di stupire divertendosi: palla a terra, fraseggi corti, sovrapposizioni. La solita, bella Battipagliese di Calabrese che abbiamo saputo apprezzare nella passata stagione. Cambia la categoria, non l’identità. Stavolta con un centrocampo fatto di palleggiatori dai piedi buoni come Olmos, Pipolo e Formicola; con un portiere forte; un gruppetto di under che mettono brio e imprevedibilità come Spagnuolo, Cafaro e Suozzo

Domenica 15 arriva la Calpazio al Pastena, di nuovo miseramente con capienza limitata a 200 spettatori. Ma questa è un’altra brutta storia di una città che pian piano perde i suoi valori, ma non l’attaccamento alla squadra del cuore. Dalla partita successiva in casa ci si trasferirà a Macchia, per la buona pace di tutti e con le porte finalmente aperte, anzi, spalancate; così che tutti potranno apprezzare, applaudire quel ragazzino con la 11 sulle spalle, in attesa di una sua giocata, di un tocco, di quella benedetta volta che gonfierà la rete e toglierà la maschera dell’Uomo ragno per festeggiare con la sua gente. Sono tutti avvisati: Spiderman è tornato in città. 

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