Tabula rasa

[di Francesco Bonito]

Prima la scuola Fiorentino e i cosiddetti padiglioni, poi la scuola Marconi, ora il vecchio Dopolavoro ferroviario. Sono stati abbattuti, sono andati giù, cancellati per sempre dal panorama urbano. Al loro posto, in futuro, due nuovi istituti scolastici (la Fiorentino doveva essere pronta un paio di anni fa, per la nuova Marconi impossibile fare previsioni) e un paio di palazzi made in Battipaglia. Situazioni diverse, certamente: l’abbattimento e la ricostruzione dei due edifici scolastici seguono iter pubblici, promossi e gestiti dall’amministrazione Francese; la triste sorte del Dlf è stata decretata dai privati che hanno comprato l’area dal Gruppo FS per fare un investimento immobiliare. Percorsi diversi con risultato identico: la cancellazione di luoghi simbolo della memoria collettiva dei battipagliesi. Tutto lecito, tutto secondo le regole. La domanda da farsi è: Battipaglia ne avrà un vantaggio? È quello che dovrebbe sempre chiedersi un amministratore pubblico, per poter dichiarare con enfasi di agire “per il bene del paese”, come si sente sovente dire nei momenti topici. Non esiste una risposta corretta, ognuno ha la sua. L’importante, però, è farsi la domanda giusta, sempre.

All’orizzonte ci sono altri due abbattimenti eccellenti: uno certo, l’altro possibile. In questo caso due aree private, legittimamente possedute dai proprietari. Private oggi, ma con una lunghissima frequentazione pubblica; luoghi del cuore, protagonisti per decenni della vita economica e sociale di Battipaglia. Uno colpevolmente abbandonato da oltre mezzo secolo e ormai fatiscente, l’altro chiuso una decina di anni fa, ma ancora integro. L’ex fabbrica Baratta è il primo. È solo questione di tempo, andrà al tappeto anch’essa e, al suo posto, sorgeranno palazzi. Tipico battipagliese (consentitemi la citazione). 

Il secondo luogo del cuore che rischia, anche se al momento è solo un timore, una probabilità non imminente, è il cinema teatro Garofalo. Come saprete, il vecchio cinema ha in parte cambiato proprietà e, tra gli scenari futuri, potrebbe accadere che chi oggi è solo comproprietario un giorno acquisti l’altra metà dell’immobile e decida di fare, anche lì, –tabula rasa, per costruirci sopra l’ennesimo palazzo. 

O forse no. Anche perché nelle ultime settimane del Garofalo si è occupata la Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio di Salerno e Avellinoche ha avviato un procedimento volto a porre un vincolo sull’immobile. Funzionari dell’autorevole ente hanno ispezionato il teatro costruito nel 1947, per valutare se vada salvaguardato. L’eventuale vincolo sarebbe motivato dall’interesse storico e architettonico dell’edificio progettato dal famoso architetto e ingegnere napoletano Gino Avena, oltre che dalla constatazione che il Garofalo rappresenta ancora oggi “un luogo dal forte valore identitario per tutta la comunità”. Questa l’opinione dei funzionari alle dipendenze del ministero della Cultura. Spero condivisa da quelli sempre impegnati “per il bene del paese”. 

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