La Battipagliese batte l’Ebolitana e sale in vetta

[di Nino Iesu]

Come ve lo spiego? Difficile a poche ore da quanto successo, sedersi su una sedia, accendere un computer e provare a tramutare in parole le emozioni vissute e condensate in un lungo, lunghissimo pomeriggio. Probabilmente a freddo, con calma, domani potrei avere quella lucidità che adesso onestamente mi manca. Ma i tempi risicati mi spingono ad essere serio, passionale e conciso. E allora partiamo dalle ore 12 per raccontare una folle, bella domenica pomeriggio vissuta a Battipaglia. Saranno stati trenta, forse quaranta, qualcuno dice cinquanta, i ragazzi che con sciarpe, bandiere e fumogeni si sono presentati dinanzi al ristorante dove stava pranzando la squadra. Tutti in piedi, cori, discorsi motivazionali da far invidia a Crepet, striscioni irripetibili, al fine di infondere quel sentimento che quei ragazzi stavano vivendo nei confronti di calciatori che hanno l’onore e la fortuna di indossare la maglia della squadra di questa città, della loro squadra del cuore. Zoppino, uno dei senatori del gruppo, con le lacrime agli occhi. Ho detto tutto. Si prova a mangiare contando i minuti che mancano per arrivare alle 15.30, orario del fischio d’inizio. Poi tutti in piazza Madonnina, dove c’è il maxi schermo che trasmette le immagini di Ebolitana – Battipagliese. Inizia la partita. Col passare dei minuti le persone si assiepano, si aggregano, si uniscono ai cori dei tifosi. La Battipagliese nei primi quarantacinque minuti fa quel che vuole con l’avversario: lo strapazza, lo irride e poi lo infilza per due volte nel giro di tre minuti. 

Al secondo centro di Pipolo (gol di rara bellezza) è delirio totale. Ma il vecchio Trap insegna: “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”. E allora in sette minuti l’Ebolitana ricuce lo svantaggio. Il baratro sembra essere vicino. La debacle è lì a due passi. Tutto da rifare: è 2 a 2. Ma in ogni bella favola arriva il principe azzurro che fino a quel momento è rimasto in disparte a prendere calci dagli avversari. È il 34esimo minuto quando il principe azzurro, che di nome fa Francesco e di cognome fa Ripa, decide di svegliarsi e cacciare dal cilindro un gol che lascia tutti increduli. “Roba che si vede alla televisione, nemmeno in serie A!” sentenzia qualcuno. È proprio Ripa a decidere che quella partita deve finire così. 

Battipagliese batte Ebolitana 3 a 2 al Dirceu, espugnato per la terza volta negli ultimi tre anni. Roba da manicomio. Al triplice fischio ci sono abbracci sentiti, emozioni viscerali. In quel momento tutto il resto non esiste. Esiste solo trovare qualcuno da abbracciare, anche un perfetto sconosciuto, che fa? 

Ma la domenica non finisce qui perché la festa grande si sposta in via Italia, sotto il municipio; c’è l’attesa dell’arrivo della squadra, l’abbraccio con la squadra e con quel “principe azzurro” che ha regalato un sorriso, una speranza a una città intera. 

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