Il boldo, un aiuto prezioso per il fegato

[di Simona Otranto – erborista]

Il boldo, Peumus boldus Molina, è una pianta appartenente alla famiglia delleMonimiaceae, originaria del Cile centrale e meridionale dove cresce spontaneamente nella parte montuosa del paese. Si è diffusa in molte altre zone del continente sudamericano ed è stata introdotta successivamente in Europa e Nord Africa. È un arbusto o piccolo albero sempreverde, alto fino a sette metri, con rami sottili, corteccia spessa dal colore molto scuro. Le foglie, fortemente aromatiche, sono opposte a due a due e sono molto variabili nella forma, da quasi rotonde a ovali, a ellittiche. I fiori bianchi, maschili e femminili (il boldo è una specie cosiddetta dioica), sono riuniti in corimbi, una struttura simile a un grappolo per intenderci, posti all’ascella delle foglie e al termine dei rami. Il frutto dolciastro è formato da piccole drupe parzialmente racchiuse nel ricettacolo che si accresce durante la maturazione tra dicembre e febbraio.
I pastori cileni notarono che le capre che si cibavano delle foglie della pianta durante il pascolo non si ammalavano o guarivano da affezioni epatiche.
Le mandrie erano più in salute rispetto a quelle che avevano un’alimentazione diversa. Da questa osservazione sono state scoperte le enormi proprietà medicinali della pianta confermate da numerosi studi scientifici.
La droga è costituita dalle foglie essiccate raccolte in autunno. 

Il boldo è una delle piante più preziose per il fegato e l’apparato digerente in generale: ha proprietà aromatizzanti, aperitive, digestive, coleretiche colagoghe, diuretiche, antisettiche delle vie urinarie, stimolanti. Tra i principi attivi presenti: l’alcaloide boldina, boldoglucina, olio essenziale, sostanze tanniche.

Principalmente è una pianta impiegata nelle cure depurative stagionali, come protettrice epatica, utile nella prevenzione di danni al fegato e nella lieve insufficienza epatica e biliare. Depura il fegato, favorisce la produzione e la fluidità della bile, è digestiva e leggermente lassativa. Diuretica, disinfettante e antinfiammatoria dell’apparato genito-urinario, nei paesi di origine è tradizionalmente utilizzata in casi di cistite e gonorrea. Per l’aroma caratteristico è un ingrediente utilizzato per la preparazione di molti liquori amari digestivi.
In Cile viene bevuta come tè, spesso associata alla yerba mate, bevanda tipica dell’Argentina e del Sud America, per mitigarne il sapore.
La dose raccomandata è di 3g die. Gli studi non hanno evidenziato effetti avversi a dosi terapeutiche. La pianta va evitata in gravidanza e nei casi di stenosi importanti alle vie biliari.

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