Distributore della discordia, la mossa di Salerno

[di Carmine Landi]

Archiviazione. Parola che, di qui a poco, dovrebbe segnare l’epilogo del controverso progetto volto a realizzare una stazione di rifornimento di carburanti in via Domodossola, al confine con il liceo Medi di Battipaglia. La data cerchiata sul calendario è il 10 aprile 2025: scadrà allora il semestre di sospensione dell’istruttoria sull’istanza avanzata dalla ditta Cascone C. Il procedimento amministrativo, che pareva a un passo da una conclusione favorevole al privato, ancor di più in considerazione del placet dei Vigili del Fuoco, è stato congelato per il venir meno d’un presupposto per l’insediamento dell’attività produttiva: l’intervenuta indisponibilità delle aree in capo alla società. Il motivo è il sequestro preventivo avvenuto il 10 luglio scorso, quando, nell’ambito d’una indagine sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, i finanzieri della locale Compagnia hanno apposto i sigilli al terreno della discordia, acquistato, secondo gli inquirenti, con i proventi di attività illecite. Il proprietario, il 24enne Catello Cascone, è stato portato in carcere insieme al padre Ferdinando, mentre la madre è finita ai domiciliari. Il fondo sequestrato non è più a disposizione della Cascone: circostanza che, il 9 settembre scorso, ha indotto i funzionari comunali a preannunciare alla società, informando per conoscenza pure la Guardia di Finanza di Battipaglia, l’imminente sospensione del procedimento amministrativo, ratificata il 10 ottobre. Da quella data decorrono i sei mesi necessari all’archiviazione: se nell’arco di un semestre il terreno non verrà dissequestrato, l’avversata – dalla popolazione – istanza avanzata dalla Cascone nel 2021 verrà cestinata per indisponibilità delle aree. 

Difficile immaginare una così repentina rimozione dei sigilli: nei giorni successivi all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare, infatti, la difesa del 24enne di origini stabiesi rinunciò a discutere l’istanza d’annullamento avanzata al Tribunale del riesame. E, tra le altre cose, non è mai stato richiesto il dissequestro dell’area. Sui sigilli, con ogni probabilità, l’ultima parola arriverà all’esito d’un processo. Sotto sequestro, seppur non direttamente ai danni del Comune, risultano non solo i quasi 2.200 metri quadri che avrebbe dovuto ospitare la stazione di servizio, ma pure i correlati 4.400 che i Cascone hanno già ceduto all’Ente nell’ambito della convenzione urbanistica approvata nel 2022 dalla Giunta guidata dalla sindaca Cecilia Francese. 

Il 14 ottobre scorso, in Consiglio comunale, la maggioranza ha bocciato la mozione dell’opposizione tesa alla revoca di quella convenzione. Sempre durante quel Consiglio, il dirigente dell’Ufficio tecnico comunale Carmine Salerno ha fatto presente non solo che, a suo dire, alcun danno d’immagine sarebbe stato arrecato alla città dal sequestro per reati commessi da altri, ma che rinunciare a terreni già patrimonializzati potrebbe rappresentare un danno erariale; il tecnico ha inoltre suggerito ai consiglieri d’impartire agli uffici comunali e alla Giunta un atto d’indirizzo volto a disincentivare questa tipologia d’insediamenti nelle aree che si intendono tutelare. 

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